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L’unica possibile Exit dall’Ue è quella dura e pura

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La premier britannica Theresa May ieri ha prodotto il suo discorso sullo scottante argomento Brexit. A marzo infatti comincerà ufficialmente la procedura di uscita del Regno unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall’Unione europea. Una scelta partorita dalle campagne e dai piccoli borghi, totalmente invisa alla Scozia, dove sono appena stati allontanati (ma subito ravvivati dall’esito del referendum) gli spettri della secessione, invisa a Gibilterra, dove un misero 4% della popolazione che all’ottanta percento si sente britannica, voleva uscire dall’Unione. l’Irlanda del Nord è oggi più che mai vicina al resto repubblicano della sua Isola. Le classi rurali hanno scelto l’exit a cagione del piccolo commercio strozzato dalle leggi europee, e non certo, come molti media vaneggiano, per velleità ultranazionaliste del 51% dei britannici. Come la stessa May ha ricordato, il suo paese, le sue nazioni, sono uno degli esempi di multiculturalismo e inglobamento di diverse razze nel mondo. Il discorso naturalmente tace sull’origine di queste immigrazioni, derivanti da colonialismi e neocolonialismi di strenua e talvolta antistorica resistenza. Reagire all’exit invocando un globalismo economico, a partire dal commonwealth delle nazioni per giungere ad un mini ttip con gli States è quanto di più contrario agli interessi e soprattutto alle volontà dei votanti per l’exit.  Essi vogliono un isolazionismo vicino all’autarchia, in un mondo dove ciò è ai limiti dell’impossibile. La risposta, però, non può certo essere uno scambio di merci con altri paesi ancora più libero di quello intercorrente tra i membri del contesto comunitario. Così il popolo dimostrerà al governo May che l’unica “clean brexit” (clean come compromesso tra hard e soft brexit invocato ieri dalla premier britannica) possibile è una “hard and complete exit”.

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Redazione Elzeviro.eu

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