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Stati Uniti preparano offensiva contro l’ISIS a Mosul: manovra militare o elettorale?

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#ISIS

Il Primo ministro del Governo fantoccio iracheno Al-Abadi ha annunciato in pompa magna l’avvio di una campagna militare volta alla riconquista di Mosul, roccaforte dello Stato Islamico nel nord dell’Iraq.

Lo stato iracheno, burattino di Washington, si risveglia dunque dal suo torpore lanciando un’offensiva che, almeno in questi termini, non si vedeva dal 2011, anno del “ritiro” delle truppe americane dall’Iraq. Senza dimenticare che Mosul, città di estrema importanza strategica e seconda città più grande in Iraq dopo Baghdad, era stata conquistata con relativa facilità nel 2014 dall’ISIS e da lì non si era più mossa.

La mastodontica operazione militare, che metterà a rischio oltre un milione di civili iracheni (come riferisce l’ONU), è stata propagandata dagli USA con il solito orgoglio yankees. Brett McGurk, inviato USA per la coalizione contro lo Stato Islamico, ha così twittato: “Siamo orgogliosi di stare con voi in questa operazione storica“, mentre il segretario alla Difesa USA Ash Curter ha parlato di “momento decisivo della campagna“.

Considerate le innumerevoli difficoltà del governo iracheno da un punto di vista militare, economico e politico (non hanno il sostegno della popolazione), possiamo ragionevolmente considerare l’operazione come un’idea nata e pianificata a Washington. Al-Abadi sostiene che solo le truppe irachene faranno ingresso nella città di Mosul, sappiamo invece che gli Stati Uniti contribuiranno con artiglieria e aviazione. Le forze militari americane sono dunque ancora ben presenti sul territorio iracheno, nonostante il ritiro ufficiale avvenuto nel 2011.

Perché dopo cinque anni di sonno profondo, il regalo di Mosul all’Isis nel 2014 senza che gli Usa intervenissero in qualche modo, proprio ora scatta questo maxi blitz? La parallela corsa alla Casa Bianca potrebbe essere stato un incentivo per il partito democratico ad adoperarsi in un goffo tentativo per riabilitare una politica estera fino ad oggi fallimentare. La riconquista di Mosul e la cacciata dell’ISIS dall’Iraq è una buona arma per vincere delle elezioni, che per Hillary Clinton si stanno rivelando molto più difficili del previsto. Sarebbe anche la prima volta in cui gli USA si esporrebbero così apertamente contro lo Stato Islamico, trattandosi infatti della prima grande operazione militare in Iraq dal 2011. Un impegno contro Daesh che finora dalla Casa Bianca è stato preso solo a parole.  

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Redazione Elzeviro.eu

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