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Risoluzione UNESCO condanna Israele come potenza occupante

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#conflittoisraelopalestinese

Ennesima risoluzione internazionale condanna Israele.

 

È stata presentata e approvata lo scorso 12 ottobre una risoluzione UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) che condanna le azioni di Israele in tre luoghi: Gerusalemme, Gaza e West Bank. La risoluzione è stata presentata in maniera congiunta da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan.

Ha ottenuto 24 voti favorevoli (tra cui Cina, Russia, Messico, Sudafrica e Pakistan), sei voti contrari (Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Lituania, Germania ed Estonia) e 26 astensioni (tra cui l’Italia). Nel documento, diviso appunto in tre capitoli, ciascuno dedicato ai luoghi dove sono avvenute le violazioni, si condanna Israele come “occupying Power” (“Potenza occupante”), in particolare per le notevoli restrizioni attuate nella zona della spianata delle Moschee di Gerusalemme (il luogo dove sarebbe avvenuta l’ascensione di Maometto, secondo l’islam) agli arabi.

Il testo fa riferimento anche a lavori di costruzione intrapresi da Israele proprio nella Città Vecchia, di cui uno in particolare prevederebbe la costruzione del “Kedem Center“, ovvero un centro visitatori molto vicino al muro meridionale della Moschea di Al-Aqsa. Una costruzione che apparirebbe così molto invasiva ai danni di un luogo patrimonio dell’UNESCO.

La risoluzione chiede dunque di ripristinare lo “status quo” antecedente al Settembre 2000, quando il Dipartimento giordano Awqaf (Fondazione Religiosa) esercitava esclusiva autorità sulla spianata delle Moschee, come internazionalmente riconosciuto. Ricordiamo che proprio il 28 settembre del 2000 scattò la Seconda intifada causata dall’ingresso dell’allora capo del Likud Ariel Sharon all’interno della spianta delle Moschee, gesto gratuitamente provocatorio che fece scattare la reazione palestinese.

Da allora lo Stato israeliano ha lentamente preso mano nell’amministrazione di quella particolare zona della Città Vecchia, estromettendo la legittima presenza araba, in nome della scusa “evergreen” chiamata sicurezza. La reazione UNESCO è stata “accettata in maniera sportiva” da Israele, che ha deciso di sospendere la cooperazione con l’organizzazione internazionale. Il Primo Ministro Netanyahu ha definito l’UNESCO “teatro dell’assurdo“, sostenendo poi che “l’organizzazione ha adottato un’altra decisione deludente che sostiene l’assenza di connessioni tra Israele, il Monte del Tempio e il Muro Occidentale“. In realtà la risoluzione non dice proprio questo e invitiamo il primo Ministro Netanyahu a leggersi con dovizia il testo originale.

La risoluzione anzi afferma al punto 3 del capitolo primo “l’importanza della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue Mura per le tre religioni monoteistiche“. Invero non vi è traccia nel testo di quanto affermato da Netanyahu.

Israele può così aumentare la collezione di risoluzioni internazionali violate e non ascoltate: questa è la numero 71.  

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Redazione Elzeviro.eu

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