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Trump continua a sfondare, ma per Mario Calabresi è un rischio

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La mina vagante Donald Trump continua a mietere successi alle primarie repubblicane in vista delle grandi elezioni del prossimo 8 novembre 2016. Il miliardario americano ha sbaragliato il rivale Ted Cruz sia in Michigan che in Missisipi, creando scompiglio tra l’establishment democratico e nella sinistra radical e progressista europea, ormai appiattita ideologicamente allo stile americano.

Donald Trump è dunque il superfavorito per la corsa alle presidenziali dalla parte repubblicana e con buona probabilità affronterà Hillary Clinton, moglie del già presidente Bill. Ma perché un classico imprenditore d’assalto americano spaventa così tanto i benpensanti di tutto il mondo? Più comprensibile è la reazione democratica americana, che deve per gioco elettorale gettar fango sul probabile avversario, contando che la rivalità tra le due principali fazioni americane è più economica che ideologica.

I repubblicani infatti ricevono la maggior parte dei loro finanziamenti dal mondo petrolifero (ecco spiegata la più muscolosa politica estera con l’obiettivo di accaparrarsi di persona nuovi pozzi), mentre i democratici traggono le loro fondamenta economiche dai piani alti di Wall Street, come l’operazione salva banche di Obama ci ha insegnato (privatizzare i profitti e socializzare i rischi).

Un terreno di scontro che però sfugge alle sinistre menti europee abituate a classificare le posizioni politiche in “buone” o “cattive”, “razziste” o “antirazziste”. E’ emblematica l’aggressiva campagna denigratoria contro Trump portata avanti dalla rivista Internazionale, così come il direttore di Repubblica Mario Calabresi ha appositamente usato il termine “rischio” esprimendosi sulla possibilità di vedere Trump alla Casa Bianca.

La verità è che a noi europei che vinca Trump o la Clinton non cambierà proprio nulla. Internazionale e Calabresi dimenticano forse che le “bombe umanitarie” sganciate in Kosovo furono opera del democratico Clinton, e causarono più morti dei paramilitari di Milosevic. Mentre noi italiani dovremmo ben ricordarci i miliardi di euro persi per colpa dell’operazione Obama-Sarkozy volta a uccidere il nostro alleato Gheddafi. Anche per gli stessi americani cambia poco se la vittoria andasse dall’una o dall’altra parte. 7.700 miliardi di dollari è stato il conto imposto da Obama alla finanza pubblica per il salvataggio delle banche “too big to fail” dopo la crisi 2007/2008. Una cifra che ha ammazzato il ceto medio americano, rendendolo ancora più dipendente dal consumo mutuabile e rateizzato nell’attesa che scoppi un’altra bolla.

Internazionale e Calabresi usino l’energia adoperata contro Trump per altre azioni più nobili e più utili ai popoli europei.  

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Redazione Elzeviro.eu

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