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Il petrolio dell’Isis sporca le mani di Israele

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Mentre la rivista dedicata alla radicalchiccheria europea Internazionale titola “Un’ombra nera sulla Francia” in riferimento alla schiacciante vittoria lepenista, un’ombra nera ben più pericolosa minaccia la libertà dei popoli d’Europa e del mondo.

E’ l’ombra del petrolio dello Stato Islamico.

L’analisi del traffico dell’oro nero di Daesh dovrebbe riempire le pagine di una rivista impegnata come Internazionale, che invece preferisce ammansire i suoi sudditi/lettori con un po’ di propaganda anti razzista che non fa mai male.

Eppure la recente indagine portata avanti dal giornale britannico-quatarense “Al-Araby Al-Jadeed” dovrebbe far aprire gli occhi dei popoli europei sui reali meccanismi che stanno regolando il conflitto in Siria e Iraq. Secondo la testata infatti il traffico di petrolio gestito dallo Stato Islamico sconfinerebbe facilmente nel territorio turco, un episodio di cui anche la Russia possiede le prove.

Il bello però inizia da qua.

Questo oro nero sunnita verrebbe poi trasportato, con il beneplacito del governo Erdogan, fino ai porti turchi di Mersin, Dortyol e Ceyhan. Attraverso queste porte sul Mediterraneo entrerebbe poi in gioco la “BMZ Group Denizcilik“, ovvero la compagnia marittima di, udite udite, Bilal Erdogan, terzo figlio del presidente turco.

La Bmz dunque chiuderebbe un occhio di fronte all’arrivo dell’oro del Califfo, la cui produzione raggiunge i 2 milioni di barili al giorno (sarebbe il nono produttore di petrolio se facesse parte dell’Opec) e aprirebbe così le porte verso il Mediterraneo.

A questo punto entra in gioco Israele che, secondo il Financial Times, si rifornirebbe per il 77% grazie al petrolio proveniente dal Kurdistan. Peccato che l’oro nero dei curdi sia illegale tanto quello del Califfo rendendo così impossibile la distinzione tra le due fonti di approvvigionamento.

Israele si affretterebbe poi a registrare il prodotto come “legale” e pronto per la distribuzione e vendita alle principali multinazionali petrolifere mondiali, quali Exxon Mobile e BP, che potranno arraffare senza sporcarsi le mani. Semplici supposizioni? La prove fornite dalla Russia ci appaiono piuttosto chiare e l’abbattimento dell’aereo sembra proprio confermarlo. L’inchiesta portata avanti dal giornale arabo-britannico sembrerebbe far quadrare tutto.  

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Redazione Elzeviro.eu

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