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Ciao Tayyp

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Comincia la fase discendente della grande parabola di Erdogan: il presidente turco perde la maggioranza assoluta, pur restando a capo del primo partito, e lascia sul campo ben tre milioni di voti. Un partito curdo nato un anno fa supera la soglia di sbarramento (altissima) del 10 per cento ottenendo il 13 per cento dei consensi ed elegge più di ottanta parlamentari. 
Svanisce il sogno della “
superpresidenza“, che assomiglia molto a “dittatura”.

Recep Tayyp Erdogan sta facendo rivoltare nella tomba il padre della patria Ataturk, portando indietro all’islamizzazione delle istituzioni il paese. Se il celebre precedessore vietò il velo nelle università per le giovani studentesse, Erdogan è a guida di un partito islamico (Partito per la Giustizia e lo Sviluppo  che vuole come fine ultimo imporre una interpretazione della sharia, la legge islamica.

Se il partito islamico del presidente rimane primo con il 40,9%, e 258 seggi su 550, esso perde tuttavia la maggioranza in parlamento, che deteneva da ben tredici anni. Il crollo è notevole: 9 punti persi: meno 71 seggi, nonché 3 milioni di voti rispetto al 2011.
 
Il presidente, che in virtù del suo ruolo non avrebbe dovuto fare campagna elettorale attiva, si era prestato ad una forte campagna pro partito islamico, l’Akp. Il presidente aveva infatti chiesto 330 seggi potersi proclamare presidente con pieni poteri. Un presidente plenipotenziario è quanto di più simile ad una dittatura. Per fortuna, una scommessa fallita. Il primo grande passo falso dal lontano duemiladue.

Si può forse dire che sia l’inizio della parabola discendente del presidente del consenso, o forse si può anticipare il cambiamento della curvatura della linea al 2013, quando i giovnani di Gezi Park sono scesi in piazza a milioni contro la deriva islamica e autoritaria del ‘sultano’, che aveva replicato con la forza bruta: 8 morti e 800 feriti. 

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Redazione Elzeviro.eu

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