Strage delle bombe saudite-occidentali: 70.000 profughi

Lo sciagurato piano saudita nella penisola arabica ha portato ad una crisi umanitaria di dimensioni catastrofiche. Nel Paese dirimpettaio del corno d’Africa, lo Yemen,  è infatti in corso una guerra impari dove le truppe saudite insieme ai lealisti del regime sanguinario di Mansur Hadi stanno effettuando bombardamenti a tappeto sulle principali città yemenite. In soli tre giorni di bombardamenti nella regione di San’a oltre 70.000 civili sono stati costretti alla fuga, perché privi di sicurezza oltre che abitazione.

E’ vergognoso come i media, fatta qualche lodevole eccezione, non mettano in prima pagina queste efferatezze compiute dai sauditi grazie alle armi occidentali (in particolare americane e francesi). Solo lo scorso aprile il ministro degli esteri francese Laurent Fabius aveva fatto visita a Riyad per dare la sua benedizione alle operazioni militari condotte contro i ribelli in Yemen.

Questa sera scatterà la tregua imposta a suon di bombe dal regime saudita, tregua che è stata obbligatoriamente accettata dai ribelli Houthi in maggioranza sciiti per impedire ulteriori massacri della popolazione civile. Le truppe saudite stanno però utilizzando fino all’ultimo secondo disponibilei bombardamenti, tanto che pure la stessa Onu ha lanciato l’allarme per i “troppi civili morti“. 

Insomma ciò che si sta verificando in Yemen è una vera e propria strage ai danni di civili inermi, il tutto sotto il complice silenzio della maggior parte della stampa internazionale. Per l’ennesima volta nella storia recente, l’occidente, sotto l’egida statunitense, ha invertito quello che era stato il naturale esito di una rivoluzione, in questo caso avevano vinto gli sciiti Houthi contro il regime tirannico di Mansur Hadi. Inoltre BombObama lo scorso aprile ha diffidato l’Iran, nazione sciita, dall’aiutare militarmente i ribelli. Un bel paradosso dato che gli States non avrebbero alcun diritto allo stesso modo di armare i sauditi, eppure lo fanno. Per intendere meglio eventuali sbocchi del conflitto e, come al solito, proposte di soluzione, bisognerà guardare al comportamento della Russia, cari lettori.