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L’Ue scoraggia la lotta agli jihadisti in Medio Oriente

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Darsi la zappa sui piedi. 

L’istituzione a cui abbiamo ceduto fette importanti della nostra sovranità usando come strumento un articolo della costituzione concepito per tutt’altri fini sta commettendo gravi errori in politica estera. Per fortuna ancora l’Eurogendfor, la millantata forza di polizia europea, con compiti anche militari, palesemente ultronei ed esterni rispetto ai confini comunitari, esiste solo sulla carta. Se così non fosse vedremmo i nostri giovani combattere contro Assad, unico ed ultimo (uccisi Hussein e Gheddafi) baluardo anti terrorismo nella zona.

L’Occidente si sta comportando in modo quanto mai vile e poco chiaro non esprimendo una netta contrapposizione contro il jihadismo dilagante nella regione dello Stato Islamico, che si estende dall’Iraq del Nord, fino alla Siria e ai confini della Turchia, con exlavi in Libia e molte altre sacche in varie parti del Medio oriente, con perfino una possibile exclave in Bosnia. L’Unione europea, anziché inverare politiche sicure, chiare e a sostegno di chi in quelle zone sta combattendo i terroristi con le unghie e con i denti, ovvero l’esercito regolare siriano ed i curdi, temporeggia, in attesa che Siria e Turchia sbroglino la matassa. MA NON SOLO

E’ vergognoso che l’Unione si sia prodotta in sanzioni contro Bashar Al-Assad, il quale combatte con successo i terroristi islamici che minacciano continuamente l’occidente (e l’Italia direttamente). Proprio ieri l’Ue ha infatti autorizzato l’applicazione di sanzioni contro tredici soggetti (sei persone e sette entità) indicati come sponsores del governo siriano. Il Consiglio europeo ha dunque aggiunto queste persone per arrivare a 218 persone (più 69 enti) cui sono stati congelati i beni ed a cui è stato negato il visto per i paesi dell’Unione europea.

Dallo scorso dicembre sono in vigore le sanzioni economiche contro Damasco e l’Unione si preoccupa ancora di un millantato conflitto interno al paese, quando ormai è chiaro che gli oppositori al regime sono estremisti islamici che pertanto vanno combattuti con la forza delle armi e non possono essere integrati nel processo di pace, né essere trattati come pari in un processo di riconciliazione nazionale. I cosiddetti ribelli, che hanno a lungo beneficiato del rifornimento di armi statunitensi, si sono dimostrati affiliati ad Al Queda, Al Nusra o Isis troppe volte per essere ancora da chicchessia immaginati come partners in un negoziato civile.

L’alternativa è far cadere il regime di Assad e lasciare Siria, e forse anche Turchia, Giordania, Libano e Libia in mano a militanti di Al Queda, Stato Islamico e salafiti.

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Redazione Elzeviro.eu

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