La follia del male oggi ha i connotati di una crociata che Isis combatte contro il flaccido occidente, che più che altro si dispera sgomento di fronte alla forza dell’ideologia e della persuasione dell’estremismo.
Una croce di benzina per terra, una tunica alla Guantanamo inzaccherata di carburante. Una gabbia del deserto sopra la croce. E un incendio.
Così i tagliagole islamisti hanno ucciso Muad al Kasasbae, pilota giordano che era caduto – abbattuto stando alle dichiarazioni di Isis – sui cieli siriani di Raqqa, la capitale dello Stato Islamico, il giorno della vigilia di Natale 2014, mentre sorvolava la zona a bordo di un caccia F-16.
Isis aveva scatenato il sadismo degli internauti islamici, chiedendo mediante un macabro concorso online come uccidere il pilota e un mese fa, il due gennaio, aveva dato notizia di averlo eliminato. Pace all’anima di un innocente ammazzato tra sofferenze atroci.
Il gesto cronologicamente dovrebbe dunque precedere il duplice assassinio di un reporter e di un attivista giapponesi, che sono stati resi pubblici già nei giorni scorsi.
Vice
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