Il 31 dicembre scade il termine per «valutare la partecipazione dell’Italia alle missioni antipirateria dell’Onu e della Ue». E’ la Lega Nord l’unica forza politica a chiedere di interrompere tale partecipazione fino a quando non saranno rientrati i due fucilieri di marina in Italia in modo permanente. Il 13 gennaio, dice il ministro Pinotti, Massimiliano Latorre, in Italia per curarsi da un’ischemia, non tornerà in India come il governo di Nuova Dehli auspica. Se questa situazione dovesse aggravare la situazione di Salvatore Girone, l’altro marò che per ora è detenuto in ambasciata, i rapporti diplomatici, già tesi, sarebbero una corda pronta a spezzarsi.
Giungono poi le critiche dell’ex montiano (ora in Fratelli d’Italia) già ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, per cui sarebbe assurdo che l’Italia chiedesse scusa e gestisse la vicenda come un rapimento offrendo del denaro. «Soldi degli italiani, non i soldi personali di quanti sono stati responsabili di questo disastro». Anche perché, in tal caso, bisognerebbe probabilmente andare a frugare nelle sue, di tasche, stante il suo grossolano e storico fallimento diplomatico.
Intanto sono state appese delle gigantografie sulla cancellata della Sinagoga romana, accanto all’immagine di un soldato israeliano rapito. Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, ha affermato: «La sorte dei due marò è oggi una questione umanitaria che ha bisogno del sostegno di tutti.
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