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Discussione parlamentare sull’Iraq all’insegna della leggerezza

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La guerra in Iraq non è finita. L’Italia decide per l’invio di armi ai curdi.

ROMA – Nei giorni scorsi si è addivenuti alla decisione di inviare delle armi alla resistenza curda nell’Iraq del Nord. Questa risoluzione è stata presa dopo una discussione parlamentare connotata da una leggerezza che si auspica, invero poco convintamente, che sia determinata dalle calde giornate agostane.

Durante la discussione si è paventato di inviare risorse economiche ai curdi per aiutarli nella loro azione di resistenza contro il Califfato. Questa sarebbe stata l’unica soluzione possibile senza sporcarsi le mani. E’ infatti vero che, al termine della discussione parlamentare, ci si è resi conto che il governo non dispone delle risorse economiche necessarie per intervenire con aiuti in denaro. I curdi avrebbero potuto comprare armi, trattative, basi, eccetera con delle finanze liquide, mentre l’Italia alfine si è decisa di intervenire nel territorio occupato dai terroristi nel modo più sbrigativo: liberandosi letteralmente di fondi di magazzino.

I curdi dal 1945 sono stati ingannati dall’Occidente: è stato loro promesso un Kurdistan indipentente, poi mai concesso. Hanno sperato nell’Occidente nella (prima) guerra del Golfo, allorché il loro sterminatore Saddam venne sconfitto, ma niente: rimase al potere. Sperano ancora oggi che, non potendo fare una rivoluzione armata contro Turchia e Siria che non cedono alcuna fetta di territorio o sovranità, la lotta contro Isis verrà dagli occidentali remunerata con una nazione sovrana. E’ l’unica speranza che possono nutrire, ma è flebile come la loro possibilità di vittoria senza l’ausilio di truppe di terra.

Truppe di terra che gli americani sono disposti ad impiegare, anche a causa delle loro responsabilità in quel luogo. Responsabilità innegabili che hanno riacceso la guerra. Una guerra in Iraq è in corso, checché ne dica Obama che si fregia di averla conclusa, quella guerra. Guai però, per il presidente Usa, a parlare di guerra in Iraq: il Nobel per la pace che campeggia irriverente sulla sua mensola sta lì a dimostrarlo: la guerra è finita…

Nella leggerezza della discussione parlamentare nostrana alcuni pacifiNti grillini hanno paventato la costruzione di un corridoio umanitario. Bisognerebbe ottenere spiegazioni da loro, però, su come conterebbero di difendere tale corridoio, senza armi né truppe. Evitiamo di commentare le classiche proposte di inviare 007 per abbattere il terrorismo dilagante, provenienti da 5S e Sel.
E.Ferrero

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Redazione Elzeviro.eu

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