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Ex colonie italiane in default: è l’ora della Libia. Fuga degli Occidentali

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Tre anni or sono fu la fine del regime verde e la morte del dittatore libico dopo la guerra civile. Da allora, il disastro, sia per noi, che assistiamo all’arrivo di migliaia di disperati, sia per la nazione libica, dotata ormai di una forma statale quasi inesistente. Se agissimo come la Francia è abituata a fare avremmo già deciso di fornire di armi e munizioni, aiuto bellico e servizi una fazione precisa e ci saremmo guadagnati stima, alleanza e rispetto perpetui dalla futura classe dirigente che si fosse instaurata. Eppure in questo periodo storico, pur ancora vagamente nelle maglie della democrazia, anche noi disponiamo di una forma di governo ballerina e che cambia in continuazione.

La Francia, insieme agli Stati Uniti e a noialtri italiani che alfine goffamente abbiamo concesso l’utilizzo di basi e mezzi a questi paesi, si è impadronita di accordi negoziati in anni di fatiche diplomatiche, con i governi D’Alema e Berlusconi che riuscirono a contrattare vantaggiosi accordi per il gas e per il controllo delle coste ad evitare i fenomeni migratori attuali. In cambio noi abbiamo aiutato a (ri)costruire arterie stradali che oggi vengono percorse dalle camionette dei ribelli, dei separatisti, degli estremisti religiosi e delle altre varie bande armate che affollano il paese.

Un po’ come è accaduto in Somalia, dove ufficialmente ottenemmo l’amministrazione dopo la seconda guerra, la forma statale è andata progressivamente disgregandosi. Sul Corno d’Africa sventola una stellata bandiera azzurra dell’Onu, a simboleggiare che le Nazioni unite gestiscono ormai quelle fatiscenti istituzioni statali, mentre in qurlla zona imperversa il brigantaggio mondiale e il mare è la patria dei pirati. Così, mentre l’antica ex colonia italiana della Libia ha un governo debolissimo, nei mari gli scafisti la fanno da padroni, vendendo promesse di un’impossibile vita agiata, regalando un sogno e spesso la morte a centinaia di migliaia di disperati. Mentre da noi le testate più conservatrici parlano di colonizzazione da parte degli immigrati extracomunitari, nulla si muove sul fronte “esodo”: da Tripoli a Bengasi partono il 95% degli immigrati clandestini che giungono in Italia via mare, una stima impressionante che si stima raggiungerà i centomila individui nei prossimi mesi e che la dispendiosa operazione Mare Nostrum non è assolutamente in grado di arginare.

Segno tangibile della dissoluzione statale libica è anche l’abbandono da parte degli occidentali del paese: mentre ieri gli Stati uniti hanno evacuato un centinaio di connazionali via jet, oggi l’Italia ha seguito lo stesso esempio, mentre tutti i paesi europei (Farnesina compresa) sconsigliano nelle forme più categoriche di recarsi in Libia, sia in Tripolitania, sia in Cirenaica, sia nel Sud del paese. Il Belgio è stato il primo paese a fare espatriare i suoi connazionali, il 15 corrente mese, l’Italia ha agito in tal senso stamattina.

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Redazione Elzeviro.eu

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