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La stramba analisi del prof. Prodi: “Senza il progetto europeo l’Italia non sarebbe il paese moderno che oggi è”

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E’ solo analizzando il cursus honorum del professore emiliano risoprannominato “mortadella” che possiamo comprendere come certe esternazioni possano essere fatte nonostante l’evidenza dei fatti tenda a destituirle di fondamento. Prodi come molti suoi colleghi docenti universitari di economia è un paladino dei tagli al welfare, delle privatizzazioni e dell’asuterity.

Lo ha dimostrato a più riprese nella sua lunga carriera, iniziata prima come presidente dell’Iri (uno dei grandi colossi statali) dall”82 all’89, rispetto al quale si rese ovviamente protagonista di azzardate manovre di privatizzazione. Operazioni che avevano come obiettivo quello di ridurre il debito pubblico, in forte espsansione per quasi tutti gli Stati occidentali negli anni ’80, ma che in realtà portò ad una grave perdita di potere dello Stato in un settore strategico come quello industriale.

Ma il professor Prodi è meglio conosciuto come uno dei fautori dell’entrata disastrosa nell’area euro, insieme a Ciampi, Amato e Dini (un bel quadrumvirato). I fantastici 4 ipnotizzati dalle parole teutoniche, ben più di altri nostri antenati, dissanguarono i nostri conti correnti (come la manovra di prelievo forzoso del ’92 fatta da governo Amato e la tassa per l’Europa del ’98) per rispettare gli iniqui parametri del Trattato di Maastricht. Oggi, dopo una crisi immane cui l’Unione europea non ha saputo minimamente far fronte, ci ritroviamo con un tasso di disoccupazione al 12% (già oltre il 10 è ritenuto allarmante) e un tasso di disoccupazione giovanile che arriva addirittura al 42,3%.

In questo scenario di palese fallimento di un progetto concepito male e finito peggio, Romano Prodi pare invece cascare dalla luna e continua a mantenere salda la sua posizione: “senza il progetto europeo l’Italia non sarebbe il paese moderno che oggi è“, ora vorremo sapere come può un paese in cui quasi la metà dei giovani si trova senza lavoro possa essere considerato in qualche modo moderno. Ma l’omelia di Prodi non si esaurisce qui, il Professore infatti si lancia in un’ardita analisi sociologica del risveglio dei nazionalismi, visti da lui come una reazione ad una carenza politica europea.

Il “rigurgito di nazionalismo“, come lo definisce mellifluamente Prodi, è invece una reazione contro l’eccessivo potere assunto dai tecnocrati di Bruxelles, visti ormai dalla popolazione europea come tiranni assetati di soldi.

Prof. Mortadella, non ne hai azzeccata manco una!

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Redazione Elzeviro.eu

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