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Le priorità dell’Italia e di Strasburgo: dare ai figli il cognome della madre

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Una pantomima che purtroppo ricalca uno scenario ahinoi reale, in cui il nostro stivaletto continua a recitare la parte del cavalier serviente rispetto ad assurde imposizioni di organi sovranazionali.

L’Italia è la patria delle leggi codificate grazie all’avanzatissimo corpus lasciatoci dai nostri avi romani, divenuto sistema di riferimento per la quasi totalità del mondo occidentale e non solo.

Eppure questo primato che simboleggiava la nostra supremazia intellettuale sul mondo allora conosciuto ormai non conta più, o almeno noi non siamo più in grado di farla valere oltralpe, dove taluni improvvisati giuristi tentano di imporre il loro politico legiferare sul continente intero.

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, quella che per intenderci aveva già multato l’Italia per l’esposizione dei crocifissi nelle scuole (per poi ribaltare la sentenza in secondo grado e annullare la pena), ha condannato nuovamente il nostro Paese per l’impossibilità da parte dei figli di poter assumere il cognome della madre. E’ stata una coppia a far scatenare il putiferio, nel momento in cui lo Stato italiano ha negato ad essa secondo l’articolo 143-bis del codice civile la possibilità di assegnare al figlio il solo cognome della madre.

Così nella tipica ruffianeria che ha contraddistinto i nostri rapporti con gli enti sovranazionali il Consiglio dei ministri si è subito affrettato ad apporre una modifica all’articolo attraverso un disegno di legge, che prevede la possibilità di utilizzo del cognome materno solo se i coniugi lo stabiliscono di comune accordo all’atto della dichiarazione di nascita.

Non c’è che dire che per tutto ciò è stato sprecato del tempo prezioso da parte del Consigli dei ministri, il quale avrebbe ben altri grattacapi cui far fronte in questo momento, senza contare i soldi che il nostro Paese annualmente versa per la vita della Corte di Strasburgo, sempre pronta evidentemente a non ripagare l’ingenua generosità nostrana. Alla luce di questo fastidioso quanto inutile contenzioso non possiamo che riflettere sulla reale utilità di quest’organo, dal momento che già contribuiamo economicamente per la Corte di Giustizia dell’Unione Europea i cui compiti ovviamente si sovrappongono a quella di Strasburgo. Non possiamo fare a meno di aggiungere come sia controproducente da parte della Corte accogliere qualsiasi richiesta venga fatta presso la sua sede, problema cui si può far fronte solo stilando una lista di priorità cui gli stati non possono fare a meno (e questo caso non sembra affatto rientrare in un tale criterio).

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Redazione Elzeviro.eu

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