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La troika ricatta la Grecia, mentre la banche mettono all’asta le case dei cittadini

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Il 9 dicembre l’Italia scenderà in piazza per urlare il proprio dissenso contro questo ultimo triennio fatto di euro-ricatti e imposizioni dagli alti piani di Bruxelles.

Era necessario che venisse fuori una voce alternativa alle solite ramanzine di economisti partigiani, pronti a sobillare il popolo con incomprensibili formule matematiche che null’altro fanno che ottenebrare le ormai pigre menti degli europei.

Europei che come i greci subiscono le angherie di organi sovranazionali, quali Bce e Fmi, pronti a cavar fuori dalle tasche dei cittadini persino i fazzoletti. Tanto poi la colpa di chi sarà? Del governo nazionale e dei suoi sprechi, of course. La “missione” della troika in Grecia non è servita a nulla, se non a ribadire la necessità di riforme (i soliti tagli) per poter finalmente (o purtroppo, dipende dai punti di vista) sbloccare gli aiuti “generosamente” elargiti dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale.

La Grecia continua ad essere sotto ricatto, come già successe con il governo di Papandreu (spodestato dalla tecnocrazia europea perché propose un referendum sull’euro), dei cosiddetti aiuti finanziari. Fondi che sono in realtà una trappola perché rappresentano un vincolo inscindibile con l’Europa e i suoi diktat: ciò che l’Ue dà deve essere speso secondo le sue direttive e ovviamente restituito con gli interessi.

Un disegno già noto agli stati africani che per colpa di tali scellerate manovre non hanno potuto godere i frutti di uno sviluppo autonomo e indipendente da forze esterne. Eppure la Grecia ha registrato per la prima volta dopo anni un avanzo primario di 700 milioni di euro (frutto di aumenti sconsiderati delle tasse, di una disoccupazione alle stelle e di tagli folli), ma neanche questo serve a placare la famelica Banca che tutto vuole e tutto stringe.

Nel frattempo però rimane la possibilità da parte delle banche greche di poter pignorare e mettere all’asta la prima casa in caso di mancato pagamento del mutuo, senza che lo Stato possa mettere becco per tutelare la propria popolazione. Non c’è da aggiungere che con le tasse e la disoccupazione alle stelle diventi per molti difficilissimo riuscire a coprire in tempo ogni rata del mutuo, permettendo così l’esproprio da parte di banche private.

Per molti intellettuali questo è il prezzo necessario da pagare per mantenere l’euro, beatificato come un “Santo Graal“. Vedremo fra qualche settimana quale sarà l’interpretazione degli italiani che invece si schierano dalla parte opposta.

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Redazione Elzeviro.eu

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