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Il Nobel per la Pace Obama medita il bombardamento

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Quattro anni fa fu insignito del Premio Nobel per la Pace a causa dei “suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli”.

In questi quattro anni a capo della non più maggiore potenza mondiale è riuscito a smentire in ogni modo il concetto espresso da questo premio, conferitogli più per un incoraggiamento che per una realtà effettiva.

Mentre prosegue il pantano dell’Afghanistan, nazione letteralmente distrutta dall’arrivo delle truppe straniere e ormai priva di qualsiasi identità, il presidente idolo della sinistra internazionale non ha fatto nulla per evitare l’intervento in Libia del 2011 e ora pare voler prendere seriamente in conto un’ennesima operazione militare in un teatro, quello siriano, ben diverso da quelli precedenti.

Andare a mettere il naso in Siria significherebbe andare a minare quell’equilibrio già profondamente instabile nella regione mediorientale, toccando oltretutto gli interessi di una pericolosa potenza regionale, l’Iran. Ciò che poi si rivela più problematico è la presenza, in questo caso, di un esercito numeroso e ben addestrato, un ostacolo mai incontrato nei recenti interventi militari americani, e che, dati gli scarsi esiti di questi ultimi, potrebbe realmente riservare una brutta sorpresa agli esportatori della democrazia.

La ragione di questo ennesimo intervento sarebbe da far risalire all’utilizzo delle armi chimiche da parte del governo siriano contro la popolazione civile, ma sappiamo benissimo ciò che si cela dietro queste “umanitarie” ragioni; così come in Afghanistan, dove Bin Laden non si nascondeva, così come in Iraq, dove non esisteva nessun’arma di distruzione di massa, anche in questo caso esiste una ragione prettamente geoeconomica: lo sfruttamento della posizione strategica siriana e delle sue risorse con la conseguente apertura del suo mercato alle grandi multinazionali.

L’Italia per ora si dichiara estranea a qualsiasi tipo di intervento che possa avvenire al di fuori del Consiglio di Sicurezza, e il “no” secco della Russia all’azione militare tutela il mondo occidentale dalla deriva imperialista americana.

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Redazione Elzeviro.eu

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