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46° anni di Sgt. Pepper

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1 giugno 1967 viene pubblicato in Inghilterra Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.

C’era chi ormai dava i Beatles per spacciati, finiti, esauriti in quanto sola moda per ragazzine. E invece dopo comunque due album di grande caratura come Rubber Soul e Revolver, i 4 di Liverpool escono allo scoperto con Sgt. Pepper. Indicato dalla rivista Rolling Stone come il miglior album di sempre, Sgt. Pepper diventa ben presto un’icona della Controcultura degli anni ’60 e della psichedelia.

L’album ha colpito la critica per le tematiche affrontate (la vita e la morte, l’indipendenza, l’allargamento della coscienza), temi mai o poco affrontati in precedenza, e la grande mole di effetti sonori utilizzati. Occorre ricordare come questi effetti siano stati tutti prodotti in modo “analogico” e non “digitale” come oggi. I Beatles e i tecnici del suono si sono dovuti sbizzarrire con qualsiasi oggetto avessero a portata di mano.

Già il primo brano dal titolo omonimo a quello dell’album segna una svolta. Voci di pubblico, si ha poi l’impressione che si alzi un sipario ed ecco che sulla scena non appaiono i Beatles, ma una controparte psichedelica e più buffonesca: la Sgt. Pepper’s Hearts Club Band.

Si passa a With a little help from my friend senza far sentire all’ascoltatore lo stacco del passaggio da un brano all’altro. Questo modo di legare le canzoni, usato in fin dei conti in due casi nell’album, ha portato alcuni (a torto) a ritenerlo il primo concept album della storia.

Segue Lucy in the sky with diamonds, censurata dalla BBC per i presunti riferimenti alla droga LSD. Brano che con echi e riverberi, nonché una trattamento speciale alla voce di Lennon, trasporta l’ascoltatore in un mondo in stile Alice’s adventure in wonderland.

Tra le altre canzoni degne di nota She’s leaving home strutturata quasi in modo melodrammatico e dove si può ascoltare la capacità di McCartney di creare personaggi in pochi versi (in questo la famiglia di una ragazza che è scappata di casa).

Ancora da segnalare Within you without you dove vengono utilizzati in modo massiccio strumenti indiani come il sitar o il dilruba.

Vertice dell’album l’ultima canzone A day in the life. Brano che cerca di raccontare i disagi della vita moderna e le assurdità della vita: dall’erede della ricca famiglia che muore in un incidente d’auto, all’interesse ossessivo per le 4.000 buche nelle strade di Blackburn, passando per la corsa verso la fermata dell’autobus tra un caffé e una sigaretta veloce. Da segnalare il climax operistico e caotico che ritorna più volte nel brano per dividere le diverse parti.

 Inoltre occorre ricordare che all’epoca i Beatles erano un fenomeno mondiale, non di certo un gruppo di nicchia (si potrebbero definire “commerciali”). Alla luce di ciò si possono confrontare le canzoni “commerciali” di oggi e trarre le dovute conclusioni: temi assottigliati sull’amore più banale declinato in due o tre sfumature (riuscito, fallito, non corrisposto) e una ricerca musicale pressoché inesistente. Molti critici hanno detto che Sgt. Pepper possiede una dignità che va oltre il mero aspetto d’impatto sulla massa: esso ha anche valore artistico, nonché storico e culturale. Un disco che col tempo ha lasciato stratificare su di sé diverse possibilità di approccio volte ad indagarne la musica, la propria storia, l’impatto avuto, piuttosto che le denunce che muove.

Luca V. Calcagno

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Redazione Elzeviro.eu

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