Tra marzo e aprile di quest’anno, il Governo in carica aveva annunciato misure per 750 miliardi (la famigerata “potenza di fuoco”). Cioè risorse pari al 41.9% del PIL.
Ad oggi, il Governo ha stanziato risorse per 61,3 miliardi di euro. Il 3,4% del PIL. Una delle percentuali più basse. La Germania ha varato stimoli fiscali pari al 13,3% del PIL, gli Stati Uniti del 9,1%, il Regno Unito del 4,8%, la Francia del 4,4%.
Ce ne si può rendere conto anche solo guardando i dati relativi all’occupazione americana paragonati a quelli delle altre grandi crisi. Una cosa mai vista.
Intanto, dei soldi europei a fondo perduto, ovviamente, nessuna traccia.
Solo i liberal-unionisti fanno finta di non sapere come non esistano soldi a fondo perduto nella UE.
Non deve quindi stupire come, secondo un sondaggio di oggi per Agorà, il 62% degli italiani abbiano un giudizio negativo (29%) o molto negativo (33%) della gabbia unionista.
L’uscita è una condizione necessaria (ma non sufficiente) per tornare a sperare in un futuro migliore.
Uno in cui l’Italia torni a essere un Paese meno disuguale.
Un Paese in cui valga la pena vivere.
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