Quest’oggi vorremmo approfondire alcuni di questi temi insieme ad una persona che possa aiutarci ad ottenere una visione della realtà da un’angolazione differente rispetto a quella proposta dai canali mainstream. Abbiamo quindi deciso di intervistare lo scrittore ed opinionista Giuseppe Masala.
R) Viste le condizioni delle nostre finanze pubbliche, il Pepp – lo strumento monetario varato dalla Bce – per noi è un vero toccasana che consente allo stato di finanziarsi emettendo titoli a tassi sostenibili. Il Mes purtroppo è uno strumento inutilizzabile che sconta uno stigma politico enorme legato alla demolizione della Grecia a furia di manovre austeritarie insostenibili economicamente e socialmente devastanti.
Nessuno lo vuole perché è un fondo lebbroso, chi lo tocca s’infetta diventando a sua volta intoccabile. Una parola infine sul Recovery Fund. Dato lo sforzo considerevole fatto dalla Bce con il suo programma Pepp può essere anche più leggero accontentando i paesi nordici e magari anche con condizionalità legate solo all’utilizzo rigoroso delle risorse dunque accontentando i paesi del sud. Pari e patta.
R) Questa crisi ci sta dimostrando che gli stati sono ancora vivi e anzi sono lo strumento più importante che i popoli hanno a disposizione per organizzare la loro società. In Europa la Commissione è un ectoplasma dipendente dalla volontà dei governi nazionali. La stessa Bce, anche se nessuno lo dice, non è realmente indipendente (cosa peraltro impossibile e non democratica): da un lato la Lagarde senza l’aiuto dello stato francese non credo sarebbe riuscita a coagulare una maggioranza in seno al Consiglio dei Governatori che (se necessario) è in grado di mandare in minoranza i paesi del Nord Europa e dall’altro lato anche lo Stato tedesco s’è fatto sentire eccome con quel vero è proprio dictat che è la sentenza della Corte di Karslruhe del 5 Maggio.
Piaccia o no, lo stato è il grande vincitore di questa crisi e tra gli stati contano di più quelli più potenti economicamente, diplomaticamente e militarmente. Su quale stato abbia più potere in Europa è impossibile dirlo in questa fase, i fattori in gioco sono molti e tutto è in movimento. Diciamo che Francia e Germania si contendono l’egemonia e non è da escludere che alla fine ognuno dei due non abbia la sua “fetta d’Europa”: i francesi leader di quella latina e i tedeschi leader di quella nordica.
R) Secondo me è un movimento funzionale al sistema: serve a screditare le posizioni sovraniste che stanno emergendo in questi ultimi anni. Si capisce dall’incredibile sovraesposizione mediatica concessa a questo microscopico movimento che se fosse stato spontaneo non avrebbe ricevuto tanta attenzione.
Un lavoro da spin doctor nell’inutile tentativo di bloccare con questi trucchi una fuoriuscita dell’Italia dalla Ue. Tempo sprecato, l’Italia non ha la forza per uscire unilateralmente dalla Ue anche se un governo sovranista prendesse il potere. Se italexit accadrà sarà perché a livello internazionale si sono create le condizioni perché avvenga.
R) Si che esiste: raccontare la verità alternativa attraverso i media alternativi che la rivoluzione di internet ci mette a disposizione. La Costituzione ci dà la libertà di espressione del pensiero, approfittiamone. Poi il lettore si faccia liberamente la sua opinione.
R) Purtroppo credo che una rapida ripresa sia una pia illusione. Ci vorrà tempo e anche un po’ di fortuna. Sicuramente puntare sull’innovazione e sulla ricerca potrebbe dare quella marcia in più per risalire la china più velocemente.
R) Non mi intendo di epidemie. Ma da umile cittadino posso dire che ad un certo punto sono rimasto spiazzato dalle posizioni divergenti tra scienziati. Per chi come me non riconosce un virus da un batterio è stato destabilizzante. La comunicazione è senza dubbio uno strumento strategico in questo genere di emergenze. Modello italiano? Credo siano narrazioni autoconsolatorie.
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