Anzi, anche oggi, con l’euro, l’Italia potrebbe tranquillamente reperire quella stessa cifra sui mercati (per quanto al tasso più penalizzante fissato dalla BCE, ma questo fa ovviamente parte del disegno): basti ricordare che a una recente asta dei BTP quinquennali, il Tesoro ne ha emessi 14 miliardi a fronte di una richiesta di più di 100 miliardi. Ci sarebbe bastato soddisfare la richiesta che c’era per avere da subito più liquidità di quella offerta dal MES.
E allora perché il governo non l’ha fatto? Perché altrimenti tutta la narrazione sul MES sarebbe crollata. Il messaggio che si vuol far passare – “il futuro della sanità pubblica italiana dipende dalla linea di credito del MES” – è quello secondo cui l’Italia sarebbe spacciata senza l’aiuto finanziario dell’Europa.
Anche col cappio dell’euro, l’Italia potrebbe tranquillamente reperire quei soldi – proprio perché sono relativamente pochi – con le normali aste collocamento dei titoli di Stato; e a maggior ragione potrebbe farlo – a tassi di interesse molto più convenienti e senza subire il ricatto della BCE – nel momento in cui recuperasse la propria sovranità monetaria.
Ma questo il popolo non deve capirlo. Oggi, nel momento in cui il consenso nella popolazione italiana per l’euro e la UE è ai minimi storici, è fondamentale per le oligarchie economico-finanziarie nostrane – di cui il PD è il braccio armato politico – rinsaldare l’ideologia del vincolo esterno, secondo cui l’Italia sarebbe spacciata senza l’Europa, quando ormai dovrebbe essere chiaro che è vero l’esatto opposto.
Il dibattito sul MES – orchestrato ad arte, come detto, attraverso un’asfissia finanziaria auto-indotta dal governo – serve solo a questo. Non ha nulla a che vedere con i soldi in sé, e men che meno, ovviamente, con la salvaguardia del sistema sanitario nazionale, picconato proprio dal PD, su richiesta dell’Europa, nell’ultimo decennio.
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