1) Carlo De Benedetti (il maggior editore ‘progressista’ d’Italia) promuove un esecutivo PD-Forza Italia, preferendo Berlusconi a Conte (accusato di non essere sufficientemente confindustriale);
2) Un blocco trasversale a maggioranza e opposizione punta i piedi contro la sottrazione della concessione delle autostrade ad ASPI; qui, al netto delle gesticolazioni e della propaganda, il contenuto politico sottostante è uno solo, ed è squisitamente ideologico:
“Qualunque privato, per quanto schifo possa fare, è per definizione migliore della gestione statale. E più non dimandare.” E questo viene detto da chi si fa votare per gestire lo Stato nel nome del popolo.
diviene ogni giorno più imponente e corale. Ed è davvero curioso che un intervento che, nel migliore dei casi, porterebbe 500 milioni di risparmi all’anno per 10 anni, (là dove lo Stato ha appena deciso oltre 50 miliardi di spesa), venga presentato con i toni salvifici dell’avvento del Messia.
Anche un cretino capisce che ci si trova di fronte a un dipinto per metà occultato. La scena che viene accreditata è quella in cui tutta Europa, Confindustria e Media ardono dal desiderio di fare un grandissimo regalo senza contropartite all’Italia, che, sciocca e ritrosa, fa la difficile. Ma la brama di donare è troppa, è incontenibile, e perciò tutti i gruppi di potere europei spingono come un sol uomo per farci accettare il dono.
Ecco diciamo che una quadriglia di renne parlanti in discesa libera dal camino natalizio hanno un aspetto più realistico.
(Che le clausole del trattato siano ancora in vigore, e che esse, e non le dichiarazioni pubbliche di buona volontà, facciano diritto nei prossimi anni, è un dato di fatto.)
La premessa è che si sa che il ruolo dello Stato in una crisi che si prospetta lunga è inevitabilmente destinato a crescere.
Sotto queste condizioni la preoccupazione delle élite economiche europee (e di quasi tutte le forze politiche in Parlamento) è:
a) che lo Stato si limiti a erogare denari;
b) che tali denari siano vincolati a forme di spesa predecisa che favoriscano le imprese private esistenti,
c) che non ci si sogni di assegnare allo Stato alcun compito produttivo o gestionale;
d) che ci siano di riserva armi di ricatto per rimettere in riga le forme di intervento statale che volessero uscire dal ruolo di aiuto all’impresa privata nel ‘produrre valore’.
Questo è semplicemente un tipico posizionamento neoliberale che si sforza di mantenere la propria egemonia, in un momento in cui la storia spinge in direzione opposta.
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