Affari di Palazzo

Appello ai progressisti: parlare di diritti sociali non è benaltrismo

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Occuparsi del ripristino di alcuni fondamentali diritti sociali non esclude la possibilità di potenziare contestualmente quelli civili. Ciò che i progressisti non capiscono però, è che il loro contributo negli ultimi trent’anni è stato allo stesso tempo sproporzionato e disastroso.

di Andrea Zhok

E’ del tutto evidente che stiamo vivendo in un’epoca mirabile, ad un passo dal migliore di mondi possibili. Infatti solo questo spiega il fatto che l’80% del dibattito pubblico è coperto dal problema di chi vuole andare a letto con chi, perché e come.

Apparentemente ci dev’essere un intero mondo occhiuto e minaccioso lì fuori, pronto ad indagare severamente, aggredire ferocemente, a condannare sommariamente tutte le forme eterodosse di sessualità.

Ci devono essere pattuglie che introducono telecamere nascoste nelle camere da letto. Devono girare squadre della morte pronte a procedere ad esecuzioni sommarie verso chiunque non faccia sesso con rigorose finalità riproduttive.

Dev’essere senz’altro così, e noi quando usciamo da casa, andiamo dal panettiere, ci sbattiamo al lavoro sperando di non perderlo, lottiamo con le bollette, respiriamo smog dietro alla mascherina, cerchiamo di stare dietro a figli senza spaventarli per un futuro sempre più angusto, noi stiamo avendo una percezione fuorviante del mondo.

Non è questo il mondo reale. Apriamo il giornale e scopriamo che, anche se non lo sappiamo, ciò che segretamente ci sta a cuore, ciò che definisce ciò che noi profondamente siamo è la segreta preoccupazione di chi sta trombando con chi e perché.

Ma, ci dicono gli amici progressisti, “Questo è benaltrismo!”, “Mica occuparci di una cosa vieta di occuparsi di un’altra!”. Eh, già, è vero, dev’essere senz’altro così. Siamo noi che non capiamo, dovete scusarci.

Infatti, dobbiamo avere un vuoto di memoria, ricordateci un momento quali sono stati negli ultimi trent’anni i contributi progressisti alla giustizia sociale, al ripristino di condizioni di vita umane, al rafforzamento della pubblica educazione.

Al potenziamento della sanità pubblica, al soddisfacimento del diritto alla casa, alla riduzione della precarietà, alla qualificazione della ricerca pubblica, al miglioramento del trasporto pubblico dei pendolari, ad un pensionamento dignitoso?

Nulla vieta di occuparsi sia di diritti soggettivi della minoranza identitaria X che del miglioramento della sanità pubblica, vero. Però, com’è come non è, negli ultimi decenni la sanità pubblica è stata demolita sistematicamente spingendo chi può permetterselo verso la sanità privata.

Nulla vieta di occuparsi sia dei diritti soggettivi della lobby Y che del miglioramento dell’edilizia pubblica, sicuro. Però negli ultimi vent’anni il patrimonio residenziale pubblico si è ridotto del 20% e il numero di domande inevase per case popolari ha superato il milione (ma tranquilli, ora lo chiamano “social housing”, la via della riscossa è stata presa.)

Nulla vieta di occuparsi sia delle rivendicazioni private per la speciale sensibilità del gruppo Z, sia del miglioramento delle condizioni del lavoro, indubbiamente. Però curiosamente il contributo preclaro dei progressisti sul tema, dal pacchetto Treu al “Jobs Act”, ha generato il più grande impatto di precarizzazione dal dopoguerra.

Dunque, dovete scusarci per la nostra insipienza. Non abbiamo colto la profondità del vostro contributo. Infatti finora, mentre viaggiavamo accalcati su un treno pendolari da una casa con l’affitto in mora per andare ad un lavoro precario e malpagato almeno potevamo imprecare liberamente.

Ora, grazie al vostro contributo, dobbiamo imprecare in modo rispettoso della sensibilità delle minoranze. Grazie, potete contare sul nostro voto.
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Redazione Elzeviro.eu

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