Affari di Palazzo

L’Europa è un cimitero economico e Draghi non può cambiare nulla

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Draghi non è il Deus Ex Machina che risolve il dramma dell’Eurotragedia. Il punto non sono mai la finanza e la moneta. Queste sono lo specchio del reale che può essere momentaneamente distorto per tornare, poi, comunque alla propria rappresentazione corretta.

di Giuseppe Masala

La verità vera è che le politiche economiche europee si sono dimostrate fallimentari. Negli Stati Uniti nel 1990 veniva progettata la prima blockchain (non la prima criptomoneta che è un sottoprodotto arrivato dopo), Huawei è stata fondata nel 1987 quando la Cina aveva un Pil inferiore a quello del Portogallo, Google è stato fondato nel 1997, poi sono arrivati i social, poi sono arrivate le criptomonete, infine si è scoperto che le criptomonete sommate ai social (o ad altre piattaforme informatiche con centinaia di milioni di utenti come Amazon) rendono obsoleto l’intero sistema finanziario.

Si potrebbe continuare all’infinito, ma ci limitiamo limito a dire – citando Ashoka Mody – che la sola Corea del Sud produce più brevetti di tutta l’Unione Europea oppure che la sola IBM ne produce più della Germania intera. Il punto è che il mondo è andato avanti con l’innovazione tecnologica e con la ricerca mentre l’Europa inseguiva una politica austeritaria autolesionista per riuscire a raggiungere l’invidiabile Congo nel rapporto debito pubblico e Pil.

Trent’anni di queste politiche folli

nel 2019 sono diventate un gap incolmabile e l’Europa è una povera landa dove si producono cose vecchie e superate che per stare sul mercato mondiale devono competere sui prezzi e dunque sulla necessità di comprimere il costo del lavoro. Molte nazioni del mondo si trovano in questa situazione ma tutte vengono da un’esperienza di oppressione coloniale plurisecolare. L’Europa no, era la zona economica più istruita e ricca del mondo.

Ha scelto però una strada sbagliata. Non solo per ottusità (comunque presente ed evidente) ma anche per azzardo morale. La Germania, paese leader dell’Europa con l’austerità imposta per seguire pretestuosamente e ottusamente insulsi parametri voleva anche raggiungere quel ruolo di paese egemone europeo che agogna da cento anni almeno. Insomma, hanno usato la chemioausterità e i capitali frutto dell’enorme surplus commerciale come Hilter usava i carrarmati di Guderian. Hanno fatto solo l’errore di calcolo di non considerare che il resto del mondo andava avanti nell’innovazione.

Errore mortale

ora siamo dipendenti dalla domanda estera ed avendo da offrire roba superata come stufe diesel con le ruote e prodotti cancerogeni come quelli di alcune note multinazionali, non rimangono che le svalutazioni competitive architettate da Draghi. Dal 2008 l’Euro si è svalutato del 30% e questo la dice lunga.

Non solo, i decisori del IV Reich per provare a colmare il gap tecnologico s’inventano fondi multimiliardari e web tax per creare i campioni nazionali in settori dove abbiamo accumulato un ritardo trentennale. Troppo tardi, troppo poco. Le spese per investimenti e ricerca scientifica andavano scorporate vent’anni fa invece si è preferito mandare i laureati in informatica (per dire) a friggere patatine al McDonald. Ora puoi solo usare i missili per fermare i concorrenti. Peccato che i concorrenti hanno un dispositivo militare che ci spazza via in un minuto. Non ne hanno azzeccata una. Ottusi.

E quello che fa Draghi è inutile, modifica solo il lato finanziario ma non certo cambia il gap tecnologico. L’unica soluzione è uscire da questa gabbia di matti e sperare nella creatività dei nostri giovani. Junker, la baronessa von der Leyen e tutto il resto del carrozzone non valgono a nulla. Sono zero.

 

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Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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