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Clochard carbonizzato a Verona: nessuna condanna

L'auto in cui la sera del 13 dicembre 2017 un clochard di 64 anni, Ahamed Fdil, ?? morto carbonizzato a Santa Maria di Zevio (Verona). Due minorenni di 13 e 17 anni sono accusati dell'omicidio del senzatetto. 12 gennaio 2018. ANSA/ US VIGILI DEL FUOCO +++ NO SALES - EDITORIAL USE ONLY +++

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Salah Fdil, il nipote di Ahmed Fdil, il clochard sessantaquattrenne di origine marocchina che, nella serata del 13 dicembre 2017 è morto carbonizzato a Zevio (VR) all’interno della sua vettura che oramai era diventata la sua dimora, non si dà pace.

VENEZIA – Il tribunale per i Minorenni del capoluogo veneto, infatti, non ha emesso alcuna condanna nei confronti dell’unico imputato (due erano i responsabili) dell’omicidio di Ahmed Fdil.

Mi aspettavo giustizia, solo quello. Non chiedo vendetta. Invece mi vergogno di questa sentenza, inaccettabile per l’Italia – dice -. Un sistema giudiziario che non rispetta gli esseri umani oltraggia la vostra bandiera.

L’imputato diciassettenne intanto continuerà a vivere nella comunità lo sta ospitando da diversi mesi.

Qualora il giovane, per i prossimi tre anni manterrà un comportamento corretto,  il reato potrebbe infine essere dichiarato estinto.

Ma ripercorriamo gli eventi.

Era la sera del 13 dicembre 2017 quando, a Santa Maria di Zevio (VR) in Via De Gasperi, veniva rinvenuta un’auto incendiata con all’interno un corpo carbonizzato .

All’inizio, identificato il corpo, gli inquirenti pensarono ad un incidente, essendo il 64enne un incallito fumatore, vista anche la presenza all’interno dell’abitacolo del veicolo, di molti mozziconi di sigaretta.

Nel paese però, già nell’immediatezza dei fatti, si sparsero voci circa alcuni giovani che erano soliti infastidire Ahmed sebbene lo stesso non fosse solito importunare nessuno.

In paese era ben voluto dai residenti

– lo chiamavano Gary il buono . e solitamente passava le sue giornate mendicando quale moneta in cambio di un saluto.

Le immediate indagini del Nucleo Operativo dei Carabinieri e della Procura Scaligera,

portarono all’identificazione dei due minori i quali si giustificarono dicendo che volevano solamente spaventarlo. I ragazzi comunque erano conosciuti in paese come “irrequieti” e soliti a combinare danni e malefatte.

Oggi la sentenza che sa di beffa.

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Di Diego Carbonatto

Istruttore e formatore per unità cinofile da soccorso per la ricerca di persone travolte da macerie e disperse in superficie. Qualificato Disaster Manager, a seguito del corso di Alta formazione. Si occupa di cinofilia e di notizie sul Veneto.

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