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Non è la prima volta che sul giornale di Ezio Mauro compaiono, in riferimento alla città di Torino, delle affermazioni che ci fanno storcere il naso, più che altro per la loro distanza dalla realtà dei fatti.
Questa volta ad incorrere in un errore marchiano è il giornalista Diego Longhin, il quale ha scritto nell’uscita odierna un pezzo riguardante la situazione Murazzi. Il tono e lo scopo dell’articolo si comprendono sin dal titolo, che melanconicamente annuncia una triste estate dei Murazzi senza più movida (della gioia invece dei residenti di Corso Cairoli non ne parla!).
Il giornalista si è anche prodigato ad intervistare i gestori dell’ Alcatraz, unico locale a resistere aperto sino alla settimana del festival jazz, i quali ovviamente difendono la propria campana, definendosi allibiti rispetto alla situazione creatasi dopo la sospensione dei permessi alle attività notturne (problemi usciti in particolare per l’illegittimità latente di tutti i dehors dei locali).
Una frase però balza all’occhio più di ogni altra, ed è pure posizionata centralmente ed evidenziata in grassetto, essa recita: “E c’è chi teme che senza intrattenimento lungo il Po torni lo spaccio di droga come in passato“. Innanzitutto la frase è priva di soggetto, quel “c’è chi” probabilmente è riferito al giornalista stesso, perché altri soggetti con il medesimo timore non ne conosciamo; inoltre non c’è nulla di vero nella frase, dato che lo spaccio è sempre stato protagonista nelle notti di movida dei muri.
I locali aperti non hanno mai impaurito i centro e nord africani che arpionavano i possibili clienti con la classica frase: “Capo, tutto a posto?“, anzi erano ben contenti del continuo ricircolo di nuovi “assaggiatori“.
Per non parlare di accoltellamenti continui e improvvisati tuffi nel Po: i Murazzi erano ben lontani dall’immagine romantica uscita dall’articolo del discepolo di Mauro.
Quella frase infelice meriterebbe una bella rettifica, caro direttore!
