TORINO – Come già criticammo su queste colonne il Salone dell’Automobile organizzato al di fuori di un apposito spazio espositivo in un parco, oggi dobbiamo, più severamente, fare degli appunti al Salone del gusto organizzato da Slow food con le sue lumachine.
Durante il Salone dell’auto abbiamo assistito a una prova di forza di alcuni nomi noti dell’imprenditoria che, senza che l’organizzazione pagasse l’occupazione di suolo pubblico, hanno privato i cittadini non interessati all’auto di godersi il parco più importante della città, a ridosso del centro storico, in settimana e nei giorni a venire, a causa della lenta rimozione dei rifiuti lasciati dall’evento. Per non riparlare dei tir che sono penetrati nel parco in spregio ai previi accordi ed al regolamento del parco stesso, senza che nessuno abbia pagato per la truce effrazione.
Oggi siamo di fronte ad una situazione tragicomica, nella quale via Roma, la via centrale di Torino (e di migliaia di altri Comuni italiani), che una delibera comunale vorrebbe pedonalizzata, ma che è ancora asfaltata e ridiviene alla bisogna snodo automobilistico, è invasa dai camioncini degli espositori di slow food. Così anche il parco del Valentino, come al solito, e la ciclabile di piazzale Valdo Fusi; ovviamente si parla di ciclopedonale, poiché in questa città sembra che ciclabili esclusive siano molto poche, perciò andrebbe rifatto il conteggio dei chilometri ciclabili dichiarati dalla città.
Un altro aspetto della manifestazione che si vorrebbe sottolineare è quello del cattivo gusto di questi gazeboni bianchi in plastica, che non rendono giustizia alla bontà dell’evento, e che si immagina che, considerato il fatto che sono stati allestiti da diverse settimane, si sarebbero potuti erigere in legno o con meno eco-mostruose idee.
Abbiamo infine serbato l’appunto critico più importante: lo scarso senso di igiene di taluni espositori. Al Parco del Valentino ieri sera la maggior parte dei gazebi non distribuiva nemmeno gli assaggi con appositi stuzzicadenti, ma si mettevano i pezzetti di formaggi, salumi ecc. in una ciotola e la gente prendeva manciate di cibarie con le mani. E, data la densità di pubblico, questi assaggini erano molto ambiti. Ciò che ricorda nientemeno che una mangiatoia.
Sicuramente l’evento ha permesso buoni proventi ai locali siti intorno alla manifestazione, constatando che il centro-città, venerdì e sabato sera, era pieno come non si vedeva da anni. I punti sopra evidenziati vanno tuttavia ripensati in ottica futura e di ripetizione dell’evento, che tuttavia avrebbe ancora e di nuovo senso se fosse tenuto presso uno spazio espositivo come quello del Lingotto Fiere, ove gli interessati si possano recare senza nuocere ai non dilettati da questa grossa fiera paesana.