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Manifestazione NoTav e comunisti: toni violenti (foto e video)

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La violenza non è solo negli stadi e non ha (necessariamente) il colore politico dell’estrema destra, dietro la quale spesso si nascondono facinorosi e violenti. Quelle che urlano slogan contro forze dell’ordine, provocano la polizia e sfilano in gran numero in questo momento per le vie del centro di Torino sono persone che issano alte le bandiere di Rifondazione comunista, della Lista Tsipras e di Sinistra critica, tra falci e martello ed emblemi che, per quello che rappresentano, grondano sangue.

Altre bandiere anarchiche e politiche si ravvisano in quella che appare una delle più nutrite manifestazioni Notav degli ultimi tempi, dove, tra rasta ed alcol a fiumi, i cori contro lo Stato si sprecano e le bandiere della pace sembrano un controsenso plateale. Una lotta come quella alla Tav, grande opera pregna di contraddizioni, sprechi e ruberie, appare inconcludente se portata avanti sotto l’insegna di bandiere politiche ed emblemi vetusti ed ormai inaccettabili.

Quello che però più stupisce è la forte frangia di intellettuali torinesi perlopiù radical chic che sostiene una lotta spesso violenta e perseguita dalla magistratura d’inchiesta quando ritenuta, non senza ragione, di stampo terroristico.
A differenza di molte testate giornalistiche che si scandalizzano di fronte al paragone tra Notav facinorosi e “Resistenza”, noi non battiamo ciglio: leggendo i libri di Giampaolo Pansa, ma anche ascoltando i racconti dei nostri genitori e dei nostri nonni abbiamo beninteso come le attività dei rivoltosi della seconda guerra mondiale fossero perfettamente inquadrabili nel concetto di terrorismo e come siano occorse spesso sotto la forma di vendette private e personalissime, anche a guerra finita.

Un’occasione, quella della guerra, per compiere nefandezze come stupri ed uccisioni, così come oggi dalla lotta antitav scaturisce l’occasione per scagliare pietre ed ordigni contro le forze dell’ordine, incolpevoli vittime di un odio cieco e che si appropria di una battaglia che potrebbe essere, se pacifica, molto partecipata e da molte più persone concordabile.

E’ il senatore Esposito (Pd e forte sostenutore dell’Alta velocità Torino-Lione) a spiegare come i facinorosi si credano davvero convinti di stare conducendo una battaglia analoga a quella della “liberazione d’Italia”: «gli esponenti della frangia violenta che si è impossessata della bandiera No Tav  non sono i primi a credersi eredi dei partigiani e a pensare di condurre una lotta di liberazione. Lo credevano anche i brigatisti e gli altri terroristi rossi. E non è neppure la prima volta che degli intellettuali e dei giornalisti firmano appelli parlando di “vendetta di Stato”. Ricordo nel 1971 il manifesto contro il commissario Calabresi. Anche lì si accusavano i magistrati “persecutori” e i giudici “indegni”. Tutti sappiamo cosa successe. Ma, evidentemente, la storia non insegna nulla alle menti offuscate dall’odio ideologico».

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Di Redazione Elzeviro.eu

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