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Torino: una città senza Piano Regolatore?

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Sono ormai più di quarant’anni che la sinistra si è installata alla guida del Comune sabaudo e in questo quasi mezzo secolo nulla è stato fatto per risolvere i gravi problemi che assillano la città. Al danno di aver contribuito soltanto a vessare sempre di più i cittadini-sudditi con un zona blu estesa quasi quanto la stessa città, con spese pazze, vedi installazione a tappeto di costosissime telecamere stile Europa dell’Est, mantenimento di costosissimi spiazzi  e alloggiamenti per i Nomadi, rotonde mal costruite e mal regolate, acquisto di discutibilissime e costosissime opere d’arte moderna per “abbellire” la città,  e simili altre “amenità”, abbiamo avuto anche l’immancabile beffa.

Una beffa rappresentata dalla mancanza assoluta di soluzioni razionali per rendere la città almeno urbanisticamente accettabile. Se è pur vero che il Piano Regolatore, la cui prima stesura va probabilmente fatta risalire al lontano 1908, è stato regolarmente rivisto con varianti sempre più complesse e pretenziose, i problemi sono rimasti intatti se non addirittura peggiorati con progressione esponenziale. Così almeno pare dagli scempi urbanistici verificatisi soprattutto dal dopo guerra in avanti e da uno sviluppo della pianta cittadina disordinato, irrazionale e assolutamente incongruo rispetto a quelli che dovrebbero essere i canoni di una moderna città europea.

Torino, come ho già avuto modo di sottolineare, sarebbe una città fortunata perché sorta più di duemila anni fa con una sistemazione razionale frutto del genio urbanistico degli antichi Romani che l’avevano costruita seguendo gli schemi dell’originario accampamento militare. Strade larghe e perpendicolari hanno infatti caratterizzato la pianta cittadina per molti secoli tanto da farle riconoscere nel Risorgimento il titolo di “Salotto d’Italia“.

Purtroppo, soprattutto dal dopo guerra in avanti, i tristi e indegni pronipoti dei Romani hanno fatto di tutto per rovinare e azzerare il patrimonio di cui si erano ritrovati  eredi, a parte la parentesi delle opere urbanistiche effettuate sotto il Fascismo. Infatti tutto si può dire di Mussolini tranne che non fosse un discreto competente in materia di architettura urbanistica. Sotto la direzione dei migliori ingegneri e architetti di allora, a cavallo tra le due guerre, sorse l’attuale via Roma, un progetto grandioso che ricostruì dalle fondamenta l’intero quartiere smantellando case ormai vetuste, malsane e pericolanti. La bontà della realizzazione di allora è ancora sotto gli occhi di tutti: gli ampi ed eleganti portici in stile neoclassico che si inseriscono alla perfezione anche nella bellissima piazza San Carlo e che danno lustro all’intera città dotandola di un centro elegante e di livello europeo che rende piacevole lo shopping dei Torinesi e dei turisti.

Purtroppo, al di là di questa breve e positiva parentesi architettonica, negli anni successivi abbiamo assistito ad un vero e proprio disastro con il beneplacito delle distratte amministrazioni locali, in primis quelle di sinistra, che si sono avvicendate negli anni. Torino è cresciuta in modo anomalo, irrazionale e senza un piano regolatore che almeno sulla carta fosse degno di questo nome grazie anche a scelte irresponsabili quando non frutto dell’incompetenza più totale. Basta girovagare per le strade della città per verificare gli esempi più lampanti di questo immenso strazio urbanistico. Quelli che seguono sono soltanto una “chicca” che fa luce sulla totale miopia dei vari funzionari e tecnici comunali agli ordini di amministrazioni diciamo così distratte in altre più utili attività politico elettorali.

Se andate con occhi curiosi e più attenti a guardare la sistemazione di due piazze torinesi, Largo OrbassanoPiazza Costantino il Grande, vi renderete conto di come da quelle parti, assolutamente nevralgiche per la circolazione del traffico torinese, domini il caos e il disordine più totale, senza che mai, in questi lunghi anni, qualcuno abbia seriamente pensato di risistemare in modo razionale le suddette aree: una miriade di strade che si intersecano in modo convulso senza neanche un minimo piano (poveri Romani!) di razionalizzazione  urbanistica. Sembra che questi due agglomerati abnormi siano sorti a casaccio senza che nessuno si sia minimamente preoccupato di dare una sistemazione logica e ordinata ai due siti semplificando, in questo modo, anche la vita ai Torinesi che ogni giorno finiscono per essere risucchiati da questi due autentici “buchi neri” della viabilità. Una marea di semafori mal regolati e ancor peggio posizionati fanno da sfondo a quelli che sembrano due paesaggi apocalittici da era post atomica, post industriale…post intellettiva.

Ma andiamo avanti con queste poco simpatiche avvisaglie di urbana stupidità. State tranquilli non vi facciamo spostare di troppo, se siete già in piazza Costantino il Grande lì vicino troverete un’altra curiosissima sorpresa: un corso cittadino che va a morire contro il muro di una casa, no non stiamo scherzando, le cose stanno proprio in questi termini, forse unico caso in Europa ma anche al mondo, se non teniamo forse conto delle città del Terzo Mondo. Una cosa così non la si era mai vista! Un corso che finisce tristemente contro il muro di una casa…non ci credete? Andate allora in corso Monte Lungo che si diparte proprio da piazza Costantino il Grande. Percorretelo in auto in direzione di corso Orbassano e diteci alla fine dove arrivate. Arriverete contro il muro di una casa preceduto da un micro e insulso giardinetto, dove nessuna madre con un minimo di cervello oserebbe avventurarsi con i propri piccoli per non farli soffocare dai gas di scarico che migliaia di auto riversano in questo autentico imbuto.

E sapete qual’è la cosa buffa e paradossale di questa “distrazione” urbanistica? E’ molto semplice, per evitare evidentemente che mezza Europa ci ridesse dietro le spalle, (un corso senza sbocco…praticamente cieco, ridicolo!), qualcuno ha pensato furbescamente di modificare il nome dell’ultimo tratto di Corso Monte Lungo chiamandolo via Romolo Gessi. Così almeno formalmente non abbiamo più un corso…cieco ma semplicemente una…via-vicolo cieco, la qual cosa fa decisamente meno scalpore e si nota meno. Avete visto? Basta cambiare un nome e si risparmiano molte grane, prima fra tutte quella di dover eseguire quei lavori necessari a eliminare l’assurdità di un corso che avrebbe dovuto proseguire naturalmente fino a Largo Tirreno, evitando, tra l’altro, agli automobilisti le assurde gimcane lungo le vie laterali a cui sono giornalmente costretti per raggiungere il benedetto piazzale in questione.

Ma andiamo avanti e anche questa volta non avete bisogno di attraversare mezza città, questa autentica odissea ve la risparmiamo: è sufficiente che vi spostiate di nemmeno un chilometro in linea d’aria. Se percorrete la vicina via Caprera per andare verso corso Siracusa, scoprirete che ad un certo punto non potete più andare avanti ma siete obbligati a girare a destra in via Ricaldone per andare ad intasare ancora di più via Tirreno. L’alternativa di percorrere via Ricaldone a sinistra non è fattibile perché vi ritrovereste ad intersecare via Monfalcone che poco simpaticamente è a senso unico in direzione opposta a quella da cui venite e quindi sareste costretti a tornarvene sui vostri passi. Uguale sorte ma forse anche più paradossale spetta a chi sopraggiunge dall’altra parte e precisamente da via Ada Negri. Infatti percorrendo questa via in direzione di corso Orbassano, dopo aver attraversato via Gorizia vi ritroverete nella zona delle scuole e…basta. “Basta” nel senso che…la via in modo inaudito finisce semplicemente lì, senza alcuna possibilità di andare avanti. Anche in questo caso sarete costretti a tornare sui vostri passi e scegliere di andare di nuovo ad intasare, idem come sopra, corso Tirreno o percorrere via Monfalcone, questa vota seguendo il senso di marcia giusto, ma arrivando quasi a piazza Santa Rita ovvero molto più in là della direzione da voi sperata.

Il motivo di questo ennesimo enorme buco nero che divide in due un intero quartiere non lo sappiamo, l’unica cosa che si vede in mezzo è un’immensa area apparentemente di nessuno dove l’erba cresce incolta e dove, presumibilmente i ratti la fanno da padroni, area mai riqualificata, mai inurbata e che per giunta  fa da tappo alla circolazione dando per di più al circondario l’aspetto di un sobborgo di Timbuctù con tutto il rispetto per i nostri sfortunati fratelli africani. Anche qui c’è da chiedersi dove sia il Piano Regolatore, se mai ci sia stato un qualcosa che fosse a questo assimilabile.

Un’altra amenità da raccontare, anche se a essere precisi si tratta di un’amenità relativa più alla viabilità che non a quella della sistemazione urbanistica, ma che ci fa rendere conto dell’incompetenza irresponsabile degli amministratori, è quella di via Massena. Qui siamo all’assurdo e ci sarebbe materiale per fare una denuncia per la messa in pericolo dell’incolumità degli automobilisti che hanno la sfortuna di transitare da quelle parti. Allora provate ad andare in corso Sommeiller in direzione dell’omonimo cavalcavia e ad un certo punto girate a destra appunto nella via in questione, sfruttando in questo modo il senso unico a vostro favore. Ora però dovete stare molto attenti perché è molto difficile accorgersene, soprattutto viste appunto le premesse di un senso unico a proprio favore: a metà circa della via, continuando nella vostra direzione, vi ritroverete all’improvviso e drammaticamente in…contro mano, sì è proprio così, con le macchine che vi vengono contro e con un elevato rischio di fare un bel frontale. Se è pur vero che esiste il cartello che vi avverte del cambio improvviso del senso unico a vostro sfavore, sfido chiunque ad accorgersene e a fare caso a questa pericolosissima anomalia proprio perché nessuno si aspetta di percorrere una strada che nel bel mezzo ti cambia repentinamente il senso di marcia.

Ora l’attuale Amministrazione, primo fra tutti, come massimo responsabile anche della sicurezza dei cittadini, il Sindaco, ci spieghi come si fa a creare impunemente una tale situazione di pericolo ma soprattutto per quale motivo. Se è pur vero che nella stessa via, più in là verso l’Ospedale  Mauriziano, c’è il Commissariato di Polizia, ci parrebbe alquanto strano che questa repentina e altamente pericolosa modifica del senso di marcia sia stata creata per facilitare le pattuglie che escono da lì. Se è vero che in questo modo le auto del commissariato possono subito girare a destra, non si vede perché sia appunto meglio per loro girare in questa direzione piuttosto che a sinistra… anche perché di reati ne accadono, da quanto ne sappiamo, tanto nella parte sinistra che in quella destra… e poi rischiare di mettere in pericolo l’incolumità dei cittadini per un’esigenza di servizio, che ci rimane, così come dimostrato, ancora oscura, ci sembra francamente esagerato.

Queste appena descritte sono soltanto le assurdità forse più lampanti, la punta di un enorme iceberg di inefficienze e incompetenze, di una città governata in modo approssimativo con scelte non solo discutibili ma spesso deleterie, scelte di cui le prime e forse uniche vittime sono proprio i cittadini stessi. C’è da dire che la stessa amministrazione è invece inauditamente esperta ed efficiente quando si tratta di organizzare mega “ammucchiate” nazion popolari per far sì che gli stessi cittadini, prima vessati e stritolati dalle tasse e dai balzelli di loro signori, possano, dimenticandosi quanto sopra, divertirsi nella riedizione ormai stucchevole dell’unica cosa sbagliata che fecero i nostri antenati: quel “panem et circenses” che serviva così bene a mantenere il controllo delle masse e a farle distrarre da quello che succedeva nei corridoi del potere.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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