TORINO – Straordinaria è la capacità di chi dall’alto decide come, quando e dove concedere ai cittadini, in questo caso trattati come sudditi, quello svago indispensabile ad orientare altrove pensieri mai così poco lusinghieri verso il sindaco di Torino.
La ricorrenza paleocristiana del santo patrono della città, San Giovanni, ha assunto negli anni tutti i tratti negativi tipici delle più squallide feste di borgate, il tutto unito ad una buona dose di consumismo da “festucola di quartiere” che non fa mai male.
I giornali schierati parlano euforicamente di musei aperti oltre orario (non comunque oltre le 18) e di affascinanti sfilate d’auto storiche, ma dimenticano come cambi, ahimè, l’arredo dello spazio urbano, quello forse più bello della città, che parte dal Parco del Valentino per arrivare fino a Piazza Vittorio Veneto e alla Chiesa della Gran Madre, luogo più adatto per la visione degli ipnotici fuochi. In una zona foriera di antiche suggestioni di un glorioso passato ecco che spunta la zona d’ombra, ciò che lascia basiti la maggioranza dei torinesi, ma che d’altra parte esalta la massa, si spera minoritaria, di “truzzame” cianciante che questa sera si riverserà in centro, di sicuro non con l’intenzione di una festosa preghiera.
Un susseguirsi di paninari, kebabbari e salsicciari fa da cornice a questa solenne festa religiosa, squallore che risulterebbe fuori luogo pure all’entrata di un circo di Moira Orfei. Consapevoli che l’intelligenza di buona parte dei cittadini li farà desistere dall’avventurarsi in mezzo a questo Luna Park, contornato da code chilemtriche di automobili, rimaniamo però di stucco di fronte alla reiterata volontà comunale di presentare una realtà sociale che ci auguriamo distante dall’effettivo carattere dei nostri concittadini. Perché allestire questo squallido contorno di porchettari a cielo aperto assaltati da truppe di “zotici” in cerca di una manciata di gloria nell’avventuretta in città? Perché bisogna ancora dare l’immagine di una “plebe“, che in realtà ci auguriamo sia la minoranza, ammansita dalla vista di un paio di fuochi d’artificio, magari visti pure attraverso il finestrino dell’auto, perché l’intasamento non ha permesso di trovare parcheggio?
Questo quadretto non piace più a nessuno, nemmeno a chi vi partecipa, ormai, si spera, solo per la forza inerziale di farsi la scampagnata annuale in un centro città, probabilmente mai visto. Questi erano i trucchi usati nell’Antica Roma, il “panem et circenses“, quelle manifestazioni utili a far dimenticare al popolo le vessazioni subite di continuo; oggi lo scopo non è cambiato, anche se, grazie a Dio, il livello culturale si è “leggermente” alzato, dando la possibilità a qualcuno di poter mantenere salda la dignità, rinunciando con fierezza allo zucchero filato.