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Malati di Alzheimer costretti a lasciare le residenze “protette”

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Le buonenuove (si fa per dire) dalla giunta Fassino, costretta a tagli draconiani.

TORINO – Il comune più indebitato d’Italia e a guida rossa da decenni è obbligato ad operare ingenti tagli alla voce spesa del bilancio. Questo tuttavia porta in alcuni casi a una situazione ben oltre i limiti della civile sopportazione, ci riferiamo infatti al caso di decine di malati di Alzheimer che vivono da anni nelle residenze protette con tutti i servizi all’uopo forniti dalla amministrazione pubblica, che saranno costretti a sloggiare, per andare chissà dove. Il giornale cattolico Avvenire mette in luce questa triste e sconvogente realtà.

L’anno passato il Comune ha rivisto i criteri di assegnazione delle residenze per anziani non autosufficienti nonché quelli per l’assistenza a domicilio dei suddetti. Centinaia di anziani potevano, grazie ai contributi ora tagliati, pagarsi la retta per l’accoglienza nelle residenze protette. In secondo piano ma non trascurabile vi è anche l’eliminazione completa degli aiuti alle famiglie che non riescono a pagare l’affitto. L’assessore al welfare e alle politiche sociali della giunta Fassino, Elide Tisi, si lamenta dei tagli imposti dall’alto, ma anche dell’onerosità delle strutture che accolgono i malati non autosufficienti, che giungono a costare la ragguardevole cifra di di 5,8 milioni di euro circa, compresi i già menzionati aiuti a coprire i canoni di locazione per le famiglie in difficoltà.

Forse la spesa dissennata e senza ritegno all’insegna della gestione in rosso di bilancio per decenni, complice il voto dei torinesi a scatola chiusa alla sinistra per anni, è un capitolo chiuso. Ma appare improbabile che a risolvere il problema messo in campo dalle giunte Castellani, Chiamparino e in parte Fassino riuscirà proprio quest’ultima accozzaglia di “compagni”. Ribadiamo, casomai ce ne fosse bisogno, che Torino detiene due importanti e macabri primati: città più inquinata d’Italia (seconda in Europa dopo una città bulgara) e città più indebitata in Italia. Ci piacerebbe sapere quanto ha inciso sul debito pubblico nazionale la gestione dissennata dell’economia del capoluogo subalpino, magari per far scendere dal piedistallo quel “santo” di Chiamparino (ora a guida della Compagnia di San Paolo) che molti vorrebbero immolare alla segreteria del Pd. E per far capire al resto dell’Italia quel che succede nella non più virtuosa regione pedemontana.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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