Il fine dei lockdown è politico, non sanitario. E servono essenzialmente a cinque obiettivi, legittimati con l’ideologia medica e rispondenti a chiari intenti di (ri)organizzazione socio-politica.
di Diego Fusaro
a) A umiliare la popolazione, abituandola al potere incondizionato, che può a fasi alterne privarla di ogni libertà e calpestarla senza pietà con il proprio stivale.
b) A fare apparire e fare metabolizzare alla popolazione il “distanzia-mento sociale” della “fase 2” come normale, dignitoso e perfino desiderabile, se comparato con l’estremo del lockdown della “fase 1”.
c) A imporre, con metodi che – direbbe il Capitale – “sono tutto quel che si vuole fuorché idillici” la nuova contactless society in cui il “rapporto in presenza”, intrinsecamente malvagio perché contagioso, è rimpiazzato da quello “a distanza”.
d) A sterminare ceti medi e classi lavoratrici, producendo una nuova plebe priva di tutto e completamente subalterna al nuovo ordine imperante.
e) A garantire il trionfo incontrastato dei colossi e-commerce e dei gruppi multinazionali sul tessuto della piccola e media impresa.