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La tragicomica vicenda Daisy e la necessità di una rivoluzione culturale

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Qual è l’aspetto più aberrante di tutta la tragicomica vicenda di Daisy?

Senza dubbio che, dando ascolto fin da subito alle indicazioni degli inquirenti e ponderando sul comportamento recidivo della “banda dell’uovo”, si sarebbe potuto liquidare il tutto ad un vile ed imperdonabile atto di teppismo, alla stregua di tanti altri.

Invece, coloro che hanno perso il consenso popolare e che possiedono solamente la carta del razzismo per tentare un all-in disperato, hanno iniziato a starnazzare di invasione del Ku Klux Klan in Italia, di deriva incontrollabile, di responsabilità morale del governo ed altre amenità simili.

Lo sanno, poi, che il fondatore del KKK, “Doc” Joe Simmons, era un deputato del Partito democratico di Obama? E che i partecipanti erano perlopiù sudisti? Glissiamo.

Ma quel che è peggio, è che i media (i loro unici alfieri rimasti, ma drammaticamente strategici) hanno attribuito alla notizia una vergognosa condizione di monopolio nel palinsesto dei notiziari e degli approfondimenti dell’ultima settimana. 

Se ce ne fosse ancora bisogno, ci è stata fornita su un piatto d’argento tempestato di diamanti, l’ennesima dimostrazione della necessità di una rivoluzione culturale, in seno ad un servizio pubblico orientato e monodirezionale. Un servizio che, in passato, è stato plasmato ad immagine e somiglianza degli stessi che oggi gridano allo scandalo per una presunta lottizzazione politica della Rai.

Un servizio che non possono permettersi di perdere, poiché rappresenta l’ultimo salvagente che li tiene ancora a galla, e che gli permette di non sprofondare del tutto negli abissi dell’indifferenza e del dimenticatoio politico.

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