Classico, lascia o raddoppia.
Più passa il tempo e più mi convinco che l’unica salvezza per l’Italia è quella di raddoppiare gli studi classici. Con buona pace degli economisti (anzi, degli economisti competenti, quelli bravi).
Cosa si intende dire? Semplice, dovrebbe esistere oltre al Classico propriamente inteso che dà le conoscenze sulla cultura greco-romana anche il classico nordico che conferisce le conoscenze sulla cultura nordica e germanica. I loro Mythoi fondativi, dalla mitologia norrena fino al mito di Faust, la loro filosofia, la loro musica, la loro matematica (o se vogliamo la filosofia della loro matematica), la loro arte.
E sì, noi abbiamo un handicap grave nei rapporti con i popoli del Nord; mentre loro conoscono tutto della nostra cultura noi non conosciamo nulla o quasi della loro. Non siamo in grado di decodificare il loro pensiero e i loro percorsi logici. Sia chiaro, non si vuole qui sostenere che non abbiamo studiosi della cultura nordica: li abbiamo, e li abbiamo sempre avuti e di altissimo livello, da Benedetto Croce a Claudio Magris; ma sono una piccola élite non in grado di incidere. Quello che servirebbe è appunto un bacino più ampio di persone che hanno conoscenze in materia.
Fino a quando mancherà questa conoscenza diffusa continueremo davvero ad oscillare tra germanofobia e, per citare Croce, “fascinazione verso la cultura tedesca“. Con il risultato di finire – sia che esercitiamo la nostra germanofobia sia che esercitiamo la nostra fascinazione per loro – in una montagna di guai.
Come è accaduto con questa Unione Europea – peraltro in qualsiasi caso, bisogna ragionare sul fatto che a trattare con i tedeschi bisogna mandarci un poeta, un letterato, uno psicologo, un matematico, un filosofo, chiunque, ma mai un economista, visti i risultati.
Forse questa è una visione romantica, forse ingenua, ma davvero, quello che servirebbe è
il raddoppio del classico.
E forse non finiremo in trappoloni infernali che sembrano congegnati da Faust in persona. Altro che Istituti Tecnici che danno le “competenze” e la professionalizzazione, tutta roba che non serve a nulla o quasi [sia chiaro, qui parla uno che dal Tecnico è uscito].