I massmedia, i giornalai di partito, la pletora che fa la ruota nel circo pseudo intellettuale italiano celebrano i 40 anni dalla morte di PPP. Tante le mostre per Pasolini, i dibattitucchi, i programmi della televisione, perfino.
Una gara al ricordo che se oggi Pasolini fosse vivo sarebbe cosa ben diversa. Si tratterebbe di una gara a gettargli la croce addosso. Pasolini muore ogni giorno, ammazzato e dilaniato postmortem dallo Spirito dei tempi.
Che sia il vilipeso (a ragione) tubo catodico a raccoglierne l’eredità per dispiegarla alle masse ancora imbambolate di fronte ad essa è avvilente.
Raccogliamo l’eredità che il poeta ci ha lasciato, lo mettiamo sull’altare dei nostri idoli e naturalmente lo difendiamo da questa lurida e mediatica pagliacciata compulsiva.
Come riporta Veneziani, “lottando contro i valori tradizionali e religiosi, notava Pasolini, i giovani estremisti rendevano un servizio al nemico che dicevano di combattere: sgombrando il terreno da religione e valori, lasciavano campo libero al dominio del neocapitalismo, con il suo laicismo, le sue merci e la sua tecnocrazia. “
Secondo Pasolini «l’unica contestazione globale del presente è il passato », e «solo nella Tradizione è il mio amore ». Non c’è male per uno «de sinistra». «La destra divina è dentro di noi nel sonno » scrive PPP.
La nostalgia per un modo di essere che appartiene al passato (e che talvolta dà quasi un timido e sgraziato furore reazionario) e non si restaurerà più per una definitiva vittoria del male… e dei valori nuovi che sembrano intollerabili.