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Murray rispolvera la storia del tennis

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Lo scozzese batte Djokovic in cinque set e conquista il torneo del Grande Slam, che in Gran Bretagna mancava dai tempi di Fred Perry.

 

Una simile edizione degli U.S. Open non meritava certamente un epilogo banale. Un torneo caratterizzato dai ritiri di due tra i più grandi campioni dell? ultimo decennio, come Andy Roddick e Kim Clijsters, dalle surreali folate del tornado Lesley e dalla scadente capacità organizzativa, ormai  consolidato marchio di fabbrica del Major a stelle e strisce, non poteva che terminare con una firma d? autore. Ci ha pensato Andy Murray, scozzese di Dublane (scampato da fanciullo al massacro messo in atto da uno scellerato, nella sua scuola elementare) a non deludere le attese, aprendo il Guinnes dei primati e cancellando con orgoglio quel tabù che durava dal lontano 1936, ultimo anno in cui un suddito di sua maestà trionfò in una prova del Grande Slam.

Complessivamente la fortuna ha guardato Murray con un occhio di riguardo durante l? arco di tutto il torneo, a cominciare dalla superficialità di Lopez che gli ha consentito di portare a casa un terzo turno molto complicato, passando per la scarsa capacità di Berdych nel gestire le avverse condizioni atmosferiche, fino alla sciagurata programmazione che ha costretto Djokovic a disputare la propria semifinale alla vigilia dell? ultimo atto. Ma la fortuna, si sa, è una delle componenti senza le quali, non solo nello sport, trionfare diventa assai arduo e nei confronti di un ragazzo che ha già dovuto sopportare in quattro occasioni il dolore della sconfitta nella finale di un Major, si può pensare che la sorte avesse un debito non indifferente.

L? avvio di partita, soprattutto a causa del vento incessante, non ha permesso ai due sfidanti di esibire un tennis per palati fini, o per lo meno, non con grande continuità. Tuttavia, come nella già citata semifinale contro Berdych, lo scozzese ha dimostrato di non patire in maniera considerevole le bizzarrie di Lesley e di trovarsi maggiormente a suo agio, grazie al consueto timing mostruoso, nella ricerca della palla.

Sotto di due a zero nel computo dei set, Djokovic ha dimostrato di non essere mai domo anche nelle giornate più tetre, dando vita ad una rimonta assassina (che in una finale di Flushing Meadows non si verifica dal 1949), assopitasi solamente nel quinto e decisivo parziale, con l? allungo perentorio della testa di serie numero 3.

Murray diventa così il quarto giocatore differente a vincere una prova dello Slam nel corso dell? anno, confermando  come nelle prime posizioni della classifica le gerarchie inizino a traballare e soprattutto, legittimando finalmente gli addetti ai lavori ad usare l? espressione “Big Four”. Da oggi Federer, Nadal e “Nole” hanno ufficialmente un nuovo avversario.

Andy Murray b. Novak Djokovic   7-6 (10); 7-5; 2-6; 3-6; 6-2

F.B.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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