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Guarda che Lazio!

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La Lazio approda alle semifinali di Coppa Italia dopo una battaglia combattuta per un tempo intero in inferiorità numerica contro un Milan confusionario. Ora la squadra romana aspetta l’esito dello scontro tra Inter e Napoli.

 

Doveva essere la serata del diavolo furente e…della Lazio perdente, perché sotto sotto nelle emittenti commerciali gufavano tutti o quasi tutti a vantaggio del Milan. E invece la Lazio bis (con l’eccezione di Radu, Biglia, Parolo e Mauricio) riesce a vincere anche in casa del diablo grazie ad un rigore sacrosanto per mani di Albertazzi, trasformato dal principito con freddezza quasi diabolica. La successiva espulsione per doppia ammonizione ai danni del solito Cana (ma quando imparerà finalmente a farsi un po’ più…furbo?) costringe la compagine biancoceleste a serrare le fila per tutto il secondo tempo e a difendere con i denti e con le unghie il suo risicato vantaggio.

 

Di fronte la squadra di mister Pioli ha trovato un Milan schiumante rabbia agonistica ma al quale sembra mancare, più che la qualità dei singoli, piuttosto la capacità di orchestrare il tutto nella maniera più giusta e consona alle corde della squadra. Non ce ne voglia Inzaghi ma qualcuno lo sta bruciando sull’altare dell’improvvisazione perché non si può senza colpo ferire passare dalla Primavera ad allenare direttamente la prima squadra senza essersi fatto prima le ossa nei cosiddetti campionati minori così come hanno fatto quasi tutti gli allenatori di questo mondo. Averlo prima moralmente costretto e poi allettato per quella che sembrava un’allegra scampagnata è stato un errore con la E maiuscola, forse anche condizionato da una buona dose di ingenuità condita da romanticherie buone solo per il libro Cuore ma non certo per la terribile arena della serie A.

 

In questo modo il buon Pippo nazionale rischia di essere semplicemente “triturato” per troppo amore nei confronti dei suoi colori di sempre. Super Pippo avrebbe potuto e magari…dovuto approdare al Milan forse fra cinque-sei anni dopo una bella esperienza con squadre di minor peso e blasone e allora sarebbe stata tutta un’altra musica e invece qualcuno, pensando che fosse sufficiente il carisma e la bandiera, ha voluto subito mettergli sulle spalle un qualcosa che forse non aveva ancora le forze per sostenere. Sta di fatto che ora il Milan sembra una nave sbattuta su un mare in tempesta senza quadrante e senza bussola e senza un capitano che, oltre alle indubbie capacità tecniche ( che Inzaghi già ha) abbia anche l’esperienza sufficiente per farla approdare su una spiaggia sicura.

 

La Lazio, sempre snobbata a livello mediatico solo perché, Rai esclusa, le varie emittenti commerciali sono zeppe piene di romanisti e tifosi napoletani, ha invece tenuto il campo suonando lo spartito a memoria anche se gli interpreti erano in gran parte cambiati. La compagine biancoceleste ha anche lottato con la solita sfortuna che sembra accanirsi con…stucchevole continuità, vedi l’infortunio del nuovo acquisto Mauricio, uno dei migliori in campo, poi sostituito da Basta. Oltre la brasiliano i protagonisti della serata laziale sono stati Biglia capace di dare alla squadra gli impulsi e le accelerazioni giuste, l’ormai solito Parolo sempre nel vivo dell’azione e propositivo davanti, il “vecchietto” Klose capace di fare la spola tra attacco e difesa e…il Novaretti che non ti aspetti, roccioso e preciso come lo Stam dei tempi migliori.

 

Una prova d’orgoglio forse un po’ “opacizzata” dai soliti limiti di concretezza là davanti, con Keita che a tu per tu con il portiere milanista si è fatto anticipare o lo stesso Klose che, a causa di un disimpegno sbagliato della difesa rossonera, si è ritrovato la palla giusta per impallinare Abbiati poi incredibilmente graziato. Lo stesso Keita verso la fine del secondo tempo ha colpito il palo con un bel diagonale che avrebbe meritato miglior fortuna. Il Milan invece ci ha provato con il tridente formato da Pazzini, Cerci e Menez ai quali nel secondo tempo si è aggiunto anche Honda ma non sempre alla moltiplicazione dei fattori corrisponde anche una moltiplicazione delle conclusioni, soprattutto se non si hanno le idee molto chiare. Da registrare un goal annullato a Pazzini per mani dello stesso e un altro annullato a Cerci per fuorigioco. Per il resto abbiamo assistito da parte del Milan ad un vano ruminare di gioco che non ha portato sufficienti argomenti per…confezionare almeno il goal del pareggio. Tornando in casa Lazio, a Pioli ora non resta che sperare di recuperare il suo potenziale bellico in vista della doppia semifinale e, ora come ora, di avere presto a disposizione il degno erede di Djordjevic e…se parla lo spagnolo di Buenos Aires meglio ancora. Per il Milan invece non resta altro da fare che rimboccarsi le maniche in vista di un aggiustamento in corsa per arrivare almeno all’Europa League: il distacco di otto punti è tanta roba ma…non ancora incolmabile, a patto di avere finalmente le idee chiare sul da farsi.

 

Milan 4-3-3: Abbiati, Abate, Alex, Rami, Albertazzi (Suso), Poli (Van Ginkel), Montolivo, Muntari (Honda), Cerci, Pazzini, Menez, all. Inzaghi;

 

Lazio 4-3-1-2: Berisha, Konko (Pereirinha), Cana (esp.), Mauricio (Basta), Radu, Onazi, Biglia, Parolo, Cataldi (Novaretti), Keita, Klose, all.Pioli;

 

Arbitro: Rocchi.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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