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Sorridono tutte le grandi tranne l’Inter

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Commento al campionato

 

La Juve e la Roma partono alla grande seguite dal Milan e dal Napoli, mentre l’Inter si fa bloccare da un grintoso Torino. Sorprese dell’Udinese e del Cesena.

 

Pronti via! Il campionato è ripartito da dove lo avevamo lasciato: nulla di nuovo sotto il sole come si dice in questi casi. La Juve e la Roma partono subito alla grande lanciando un preciso segnale al resto dei comuni mortali. I campioni d’Italia non hanno avuto difficoltà a domare la banda di Corini. Il risultato di 1-0 non deve trarre in inganno perché la Juve ha sbagliato molto sotto porta e il risultato avrebbe potuto essere ben più pingue. Il campionato dei clivensi sarà sicuramente differente da quello della squadra di Allegri e lo si sapeva in partenza: troppa la differenza tecnica in campo nonostante la buona volontà dimostrata dall’orgogliosa compagine veronese. Ma certe volte la buona volontà non basta da sola a fare la differenza se non è supportata da un uguale spessore tecnico-attico. Qualcuno dirà che la Juve è stata fortunata: il solito golletto venuto in seguito ad un colpo di testa di Caceres rimbalzato sulla schiena di Bardi. Ma le cose non stanno così perché, ripetiamo, la squadra campione ha dominato il campo in lungo e in largo ribadendo ancora la propria fame e i propri diritti al  tavolo delle potenze del  calcio italiano.

 

La Roma approfitta di una Fiorentina incompleta e priva dei suoi due migliori interpreti, Quadrado e Rossi, e “mata” i viola con le reti di Naingollan e di Gervinho che, se imparasse ad essere un po’ più preciso sotto porta, sarebbe da tempo uno dei migliori calciatori del nostro campionato e forse anche d’Europa. Diciamo che la squadra di Montella è rivedibile alla luce dei futuri rientri anche se Rossi sta ormai diventando un caso. Ieri pomeriggio il Milan sull’Honda dell’entusiasmo stende una Lazio come al solito fragile e arruffona, priva di identità difensive e, come sempre, sterile in attacco. Le colpe sul primo goal del nipponico ma anche sul secondo di Muntari mettono impietosamente in evidenza i limiti di un organico non ancora all’altezza delle pur giuste ambizioni biancocelesti. La scelta di continuare a basarsi quasi esclusivamente sul fiuto del goal del signor Klose ci sembra poi abbastanza autolesionista, ma il problema è che la pur volonterosa alternativa del serbo Djordjevic, non ci pare da Champion’s.

 

La Lazio andava rifondata radicalmente e questo è stato fatto solo in parte. Rimangono a tutt’oggi ancora i limiti caratteriali e tecnici di diversi giocatori appartenenti al vecchio progetto, continuare ancora a basarsi su di loro, Cana, Radu e Lulic su tutti, ai quali forse va aggiunto anche il lentissimo “principito”, potrebbe essere una scommessa persa in partenza ma ormai è forse tardi per correzioni e ripensamenti di mercato dell’ultima ora. Partita senza tanti squilli quella tra la dea bergamasca e il Verona, alla fine le due quasi vicine di casa decidono di non farsi male e di rimandare alle prossime uscite spettacolo e vittoria: scelta discutibile ma psicologicamente giusta, piuttosto che partire con il piede sbagliato certe volte può essere più utile partire umili e in…ginocchio: farai meno strada ma almeno non cadi e non ti fai male.

 

Il Napoli, in quel di Genova, prima illude, poi delude e infine…elude la sfortuna quando il sipario si sta per abbassare su Marassi. Colpevole un Genoa che si è lasciato letteralmente schiacciare negli ultimi palpitanti minuti dalla squadra di Benitez che si sveglia tardi ma si…sveglia e, dopo aver fallito tutto quello che c’era da fallire come occasioni nitide e solari, alla fine, a forza di dai e dai la palla la mette in buca grazie al grande De Guzman che si incunea in area e arpiona in modo micidiale il pallone per la sudatissima vittoria. A Gasperini questa volta la magia non riesce e, fossimo in lui, faremmo una bella lavata di capo a tutta la squadra di…apprendisti maghi perché un goal così non si può prendere a tempo praticamente scaduto.

 

L’Inter di Mazzarri va a lezione di calcio dai ragazzi di Ventura che, nonostante l’indebolimento tecnico subito con gli addii di Cerci e Immobile, hanno messo grinta e animo facendo diventare Handanovic protagonista della serata con una paratona sul rigore di Larrondo. Una partita con fischi per l’ex D’Ambrosio e…fiaschi per l’Inter che se ne torna in quel di Milano con un misero punticino, punticino che vale invece oro per i granata che fanno capire di che pasta sono, una pasta dura che tiene molto bene la cottura.

 

Il Cesena fa molto male al Parma grazie alla rete del suo gioiellino Rodriguez e incredibilmente si accomoda temporaneamente al tavolo dei potenti, così come l’Udinese che continua ad usufruire dell’apporto del suo terribile e arzillo vecchietto, al secolo Totò Di Natale, che di andare in pensione proprio non ne vuole sapere: finché dura questa portentosa vena realizzativa la società di patron Pozzo fa bene ad approfittarne che altro dire… .

 

Pari e patta tra Cagliari e Sassuolo e tra il maestro Zeman e il suo allievo Di Francesco che si dividono la posta e gli… affettuosi buffetti pre partita grazie ai goal del solito Zaza che, al contrario della canzone, sa sempre dove stare e cioè nel posto giusto al momento giusto, e di Sau. Il Palermo invece parte bene, anzi benissimo ma poi, paga dazio al cambio di categoria e si fa incredibilmente raggiungere dai blucerchiati con Gastaldello nel secondo minuto di recupero.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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