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A ‘ndo vai se…la banana non ce l’hai

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L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che “Opti Poba” è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca nella Lazio e va bene così. Questa è la frase pronunciata qualche settimana fa da Carlo Tavecchio e che ha provocato un’ondata di polemiche e di inorriditi commenti da parte della stampa in generale e della…presunta opinione pubblica. Una semplice battuta messa lì non come dichiarazione apodittica di intenti e per questo motivo condannabile, ma come semplice inciso all’interno di un discorso più ampio in cui si parla dello scarso livello tecnico di certi giocatori presi troppo facilmente dall’estero al posto di italiani sicuramente più adatti al nostro calcio e…utili alla Nazionale. Una battuta, magari infelice, ma comunque di quelle che normalmente si possono fare senza che nessuno per questo debba offendersi a morte e che di solito andrebbe presa per quello che è: nient’altro che un’innocente facezia, un motto di spirito o cose di analogo genere.

 

Il nuovo Presidente della Figc, eletto regolarmente e altrettanto regolarmente assuntosi sulle proprie spalle la pesante responsabilità di dirigere il nostro calcio nazionale, a causa di una facezia, di una più o meno azzeccata battuta, è stato sottoposto nelle ultime settimane ad un terrificante e disgustoso linciaggio mediatico. Chi scrive è talmente lontano da posizioni razziste da aver da sempre sostenuto che le persone di colore sono addirittura superiori a quelle bianche, così come confermato da molte discipline sportive, ma da una tale e tanta aggressione rabbiosa non possiamo che dissociarci con forza. Responsabile di questo assurdo “cerimoniale pre-ostracistico” è stata, in gran parte, certa stampa sempre alla ricerca di pruderie gossippare e pronta ad analizzare con la lente di ingrandimento ogni singola parola, ogni minima espressione per far facile cassetta soprattutto in un periodo di basse entrate. Peccato che, per far questo, sia stato messo sull’altare delle vittime sacrificali un uomo che tra l’altro è stato scelto per rappresentare il nostro calcio. Al di là della funzione pubblica si tratta comunque di un essere umano che, solo per questo, dovrebbe avere il sacrosanto diritto di essere rispettato e tutelato nella sua dignità di cittadino e di professionista al di là delle pur legittime critiche che gli si possono fare sempre nel rispetto della sua persona

 

Invece Carlo Tavecchio, indipendentemente dal fatto che possa essere antipatico o simpatico a qualcuno, che si possa condividere o meno la visione del calcio che egli ha, è stato vittima di una micidiale persecuzione mirata e personalizzata che ha contribuito a danneggiare direttamente la sua immagine. Ricordiamo come ogni cittadino italiano abbia diritto in base alle norme vigenti, in primis la nostra Costituzione, all’onore e alla reputazione, un diritto questo assoluto che non ha e non dovrebbe avere eccezioni. Invece questo non è successo e, come accadeva nell’antica Roma, è stato scelto il predestinato, il capro espiatorio da spedire dritto nell’arena per esporlo al ludibrio e agli insulti della folla. E tutto questo per una battuta inserita incidentalmente per dire tutt’altre cose rispetto all’assai presunto razzismo.

 

Tavecchio è d’altronde un personaggio che si è fatto dalla gavetta, un genuino, uno che evidentemente non le manda a dire e che parla come mangia, come si suol dire in questi casi. Un paragone potrebbe essere fatto con lo stesso Berlusconi che ha saputo dominare la scena politica degli ultimi venti anni grazie ad un linguaggio molto poco politichese, franco, diretto, ai limiti della gaffe, ma genuino e soprattutto facilmente capibile dall’uomo della strada. Evidentemente, senza andare nello specifico delle idee politiche personali, sia Tavecchio che Berlusconi hanno rappresentato e rappresentano  quel “nuovo” che ha dato fastidio a non poche persone, intese come personaggi che di solito sono seduti dietro le stanze dei bottoni. E…quale metodo migliore per “farli fuori” se non quello di calunniarli e metterli a tutti i costi in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica?

 

Quello che stupisce ma anzi…a pensarci bene, non stupisce affatto, è che l’Uefa, autoproclamandosi custode di non si sa bene quali illuminanti ideali, ha aperto nei confronti di Tavecchio un’indagine disciplinare, trattando l’Italia, come una semplice colonia appartenente all’impero europeo. In parole povere l’Uefa ci considera suoi sudditi, così come il resto dell’Europa per non andare tanto in là. Il paradosso è che, non si sa bene in base a quali deleghe, l’Uefa pensa probabilmente di essere stata insignita, al pari di Santa Romana Chiesa, di una missione morale superiore in base alla quale poter emanare “editti” e addirittura svolgere il ruolo, evidentemente gratificante, di “Santa Inquisizione” nei confronti di chi forse ha incominciato ad essere scomodo a qualcuno. Bisognerebbe ricordare agli stessi vertici dell’Uefa che loro compito dovrebbe essere, fino a prova contraria, quello di legiferare in tema di regolamenti calcistici, moviola in campo, direttive agli arbitri e quant’altro serva a dare razionalità e certezze di regole al gioco del calcio. A questo dovrebbe limitarsi l’azione dell’Unione delle Associazioni Europee di Calcio senza voler andare a tutti i costi nel campo assai scomodo e scivoloso dei valori morali dell’umanità, un campo in cui, non ce ne voglia messieur Platini, la Chiesa ha sicuramente maggior voce in capitolo ed esperienza di quanta ne possa avere una pur illustre associazione calcistica europea. 

Di fronte a tanta e tale dimostrazione di forza e di accanimento contro un solo uomo che cosa dire alla fine se non che siamo umanamente solidali con lui. Una cosa però, se fossimo al posto di Tavecchio, la faremmo: quella di andare in giro con una bella banana nel taschino e magari con un bel collier di piccole banane così da far almeno venire la rabbia a qualcuno…

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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