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O’ Napoli pazzerello incorona la vecchia Signora

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La ventisettesima giornata di campionato si apre allo stadio Friuli di Udine dove l’armata rossonera di Seedorf sembra essere regredita a prima di Di Natale, quando già mister Allegri non era riuscito a cavare fuori un ragno dal buco di un organico deficitario soprattutto in difesa. Un Milan sempre e solo arrembante nel primo tempo non basta per sbloccare il risultato, complice anche la giornata no di Pazzini un po’ meno Pazzo del solito sotto porta. Nella ripresa ci pensa un evergreen del capitano bianconero a chiudere partita e incontro con un contropiede micidiale.
Alla sera un Catania ormai in corsa disperata per la salvezza riesce ad agguantare un pareggio con il suo bomber Bergessio, nonostante il Cagliari abbia dimostrato il suo stato di forma, ormai Vecino alla zona “tranquilla” della classifica. Per lo zenit domenicale ci si aspettava fuoco e fiamme tra la compagine juventina e i viola gigliati, pronti a scontrarsi per altre due volte nel giro di una settimana. Invece abbiamo assistito al solito monologo juventino, complice l’atteggiamento ultra difensivo della Fiorentina. Nell’arena bianconera molte squadre soffrono di timore reverenziale e non provano nemmeno a giocarsi la partita, forse anche questo fattore “psicologico” ha permesso alla Juventus di arraffare una fetta di campionato già a marzo. La perla nera Asamoah fa impazzire i tifosi bianconeri con una serpentina tra le maglie viola e un siluro che tocca il palo a si infila alle spalle di un Neto spettatore non pagante. La reazione degli uomini di Montella è poca roba, complice le contemporanee assenze di Borja Valero e Pepito Rossi, oltre ad un non ancora Super Mario Gomez.
Nel pomeriggio el trenza Palacio mata il Toro con un pallonetto di testa che permette ai neroazzurri di avvicinarsi alla zona dell’Europa minore, dove però anche il Parma vuol dir la sua, grazie alla prestazione pittoresca del portiere veronese Rafael, non incolpevole su entrambi i gol parmensi.
In un Olimpico stile Priv’jat’ la Lazio scialba e dormiente stende un tappeto rosso per i corsari bergmaschi, pronti a dare una bella lezione di Moralez al duo Lotito-Tare, sempre più chiuso in una torre di cristallo distante dalla popria gente. Sui lidi genovesi invece il condottiero Mihajilovic guida i suoi ad una rocambolesca rimonta. Nonostante il doppio svantaggio ad opera di Mbaye i blucerchiati giocano con ancora più foga e ne fanno addirittura 4 ad un Livorno tutt’altro che rinunciatario e arreso alla retrocessione. Al Dall’Ara Lazaros e i suoi 300 non riescono a sfondare le difese del Sassuolo, non andando oltre uno 0a0 tutt’altro che noioso.
Il posticipo del San Paolo è un match d’alta classifica e decisivo per lo scudetto: gli uomini di Garcia partono a razzo ma Gervinho dimostra ancora delle incertezze sotto porta, ipnotizzato più volte da un super Reina. Il Napoli è invece un diesel pronto a mangiarsi metri e caviglie nel secondo tempo, fino al colpo di testa chirurgico di Callejon che buca la difesa quasi invincibile dei lupacchiotti. La Roma scivola così a -14 e si arrende probabilmente alla marcia trionfale della Signora del Nord. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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