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Lassù in paradiso c’è rimasto solo il diavolo.

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Il Milan, resistendo per quasi tutta la partita in dieci contro le furie di Aiace, porta a casa una qualificazione che ad un certo punto sembrava alquanto complicata. Nella stessa giornata le altre due sorelle, Juve e Napoli, vengono invece estromesse e devono “accontentarsi” di scivolare nel “purgatorio” dell’Europa League.

 

Ad un certo punto ieri sera sembrava che allo stadio Meazza, a giocare in trasferta fosse il Milan e non il giovane Aiax, arrembante in massa nell’area rossonera fino al fatidico fischio arbitrale. Le cose purtroppo per il diavolo si sono complicate nel primo tempo quando Montolivo è entrato in modo diciamo maldestro sulla caviglia di Poulsen, attirandosi un cartellino rosso che avrebbe a quel punto potuto anche creare seri problemi e compromettere la stessa qualificazione.

La squadra di Allegri, tornando per un momento ad antichi schemi arcigni e catenacciari, stile anni settanta, è riuscita a chiudere tutti i varchi verso la sua porta, difesa, va detto, da un Abbiati ancora fenomenale, nonostante le sue 37 primavere sul groppone. La parata sul colpo di testa mortifero del giocatore più talentuoso dell’Aiax, tal Klaassen, è di quelle da ricordare ai propri nipoti, nelle fredde sere d’inverno davanti al caminetto. Lo stesso Klaassen nel secondo tempo spara a botta sicura dalla parte destra dell’area di rigore milanista e anche questa volta il vecchietto terribile di cui sopra para mettendoci il mestiere, la gamba e i riflessi di cui madre natura lo ha meravigliosamente dotato. E così si arriva fino alla fine con Balotelli trasformato in centrale di difesa ma sempre pronto a scaraventarsi dalla parte opposta del campo nelle rare volte in cui i giovani dell’Aiax glielo hanno permesso.

Si arriva così al fischio finale con l’urlo liberatorio del Meazza e con gli Alti Comandi del Milan che si abbracciano negli spalti. Ora il diavolo è l’unica squadra rimasta a rappresentarci nei quartieri alti e rarefatti dell’aristocrazia del calcio europeo. Chissà se lo stesso diavolo, usando il forcone, va tanto di moda in questo momento, o qualche sortilegio, lassù non ci resti ancora un bel po’.

Sul fronte delle altre due sorelline purtroppo non si fa festa come a Milano. Il Napoli, che si è anche sacrificato accantonando per un attimo il campionato, per mettere tutte le energie che aveva nella competizione sicuramente di gran lunga più importante, non riesce nel miracolo e viene estromesso pur vincendo meritatamente per 2-0 contro l’Arsenal. Essere estromessi dalla Champion’s dopo aver raggiunto quota 12 punti insieme al Borussia e agli Inglesi brucia eccome e francamente il Napoli non se lo meritava, proprio per la sua dedizione commovente e coraggiosa al massimo torneo continentale. La squadra partenopea avrebbe meritato che L’Olimpique, la vera cenerentola del girone, riuscisse nell’impresa per lo meno a fermare sul pari i tedeschi ma così purtroppo non è stato nonostante l’illusione iniziale del vantaggio marsigliese. Onore comunque al Napoli e alla sua voglia, siamo sicuri che in Europa League potrà a questo punto dire la sua fino in fondo.

Fanno invece un po’ meno onore alla Vecchia Signora le polemiche sterili andate in onda nel dopo partita che ha visto il Galatasaray imporsi per 1-0 grazie alla rete di Sneijder, nel “campaccio” di Istambul. Polemiche inutili perché se sono pur vere le manchevolezze, già da noi sottolineate, di una Uefa poco accorta e in piena confusione regolamentare, è altrettanto vero che quelle stesse condizioni proibitive dovevano essere maggiormente penalizzanti proprio per i turchi obbligati a fare gioco, dovendo vincere a tutti i costi. E invece la squadra di Mancini ha saputo interpretare il match nel modo forse più giusto, pur dovendo confrontarsi con le stesse condizioni avverse dei bianconeri.

La Juve dal canto suo, se ci è lecito fare un appunto, aveva già compromesso le sue chances di passare il turno nelle partite precedenti, riuscendo ad imporsi sugli avversari una sola volta . Diciamo che la squadra di Conte, in questo conformandosi ad un antico vizio tutto italico, si è semplicemente concentrata di più in campionato, lasciando un po’ nelle retrovie l’impegno di coppa. E questo può essere capitato anche inconsciamente, ma così è successo. Ora ci sarebbe da chiedersi perché mai alcune squadre italiane fanno di tutto per arrivare in zona Champion’s o per vincere addirittura lo scudetto, quando poi, una volta approdati nel massimo torneo continentale, lo “snobbano” continuando a dare le energie migliori nel nostro campionatino che, come importanza e come blasone, vale sicuramente meno rispetto alla gloria della Champion’s.

E’ questo un paradosso tutto italiano che ci sta portando mestamente nelle retrovie del calcio europeo. Se ora la nostra quota Champion’s si è ridotta a tre partecipazioni e, se continuasse così, presto a due, lo dobbiamo proprio a questo fenomeno per certi versi inspiegabile. Ripetiamo, il fatto di avere l’onore di rappresentare i propri tifosi, la propria città e, scusate se è poco, la propria nazione, nel torneo più prestigioso, dovrebbe al limite far moltiplicare le energie e, se del caso, fare concentrare le proprie non sempre infinite risorse nel torneo che conta di più e cioè quello continentale, se no, in una sorta di meccanismo perverso da cane che si morde la coda, ogni anno continuiamo a svenarci per arrivare primi in campionato, ma perdiamo sempre il treno che conta, e cioè quello che potrebbe portare ad alzare il trofeo dalle grandi orecchie.

E se per alzare quel trofeo, si rinuncia per una volta allo scudetto, “accontentandosi” del secondo o terzo posto, forse ne varrebbe la pena, soprattutto se pensiamo alla differenza di peso della stessa coppa rispetto allo scudetto e alla conseguente “insostenibile  leggerezza dell’essere” nulla a livello europeo che quest’ultimo può purtroppo comportare. Speriamo che la Juve impari la lezione e si impegni, senza snobbarla, nella tanto disprezzata Europa League che, guarda caso, segno del destino, quest’anno si giocherà proprio nello stadio di casa, e che potrebbe portare pure ad una finale tutta nostrana visto che avremo ben quattro squadre impegnate. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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