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Ludwig Van Garcia suona la nona sinfonia

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IL PUNTO SUL CAMPIONATO

Ormai non ci sono più parole per descrivere il fenomeno Roma, una squadra che funziona come una sinfonia del genio tedesco di Beethoven: grandiosa, travolgente e soprattutto perfetta in ogni singola nota musicale.

Sembra incredibile che la stessa squadra soltanto cinque mesi fa navigasse nelle acque oscure della mediocrità mentre adesso è semplicemente perfetta. Qui forse, più che del modulo, il 4-3-3 applicato con solerte e geniale inventiva, è della mentalità e della forza psicologica del gruppo che bisognerebbe parlare. Un gruppo che, quasi in modo sfrontato, riesce a fare a meno di gente del calibro di Gervinho e soprattutto di Totti.

Tutto nella squadra sta funzionando con la precisione di un orologio svizzero a cominciare da una difesa che con un goal solo preso in nove partite ha le fattezze, agli occhi degli avversari, di un muro di granito.

Per non parlare di un centrocampo in cui continua ad illuminare il faro di De Rossi e la forza di Strootman, mentre in attacco Borriello, Liajc e Florenzi danno concretezza ad un reparto che, nonostante il cambio dei fattori, riesce sempre a dare la nota giusta e che nota. Se poi la Roma riesce a vincere con un tiro preciso del bravo pedalatore Bradley anche in dieci su un campo insidioso come quello dell’ostica Udinese di patron Pozzo, allora vuol dire che questo sembra l’anno giusto per vincere lo scudetto. Se aggiungiamo che la Roma, grazie alla sconfitta in Coppa Italia, non ha l’obbligo di disperdere ed usurare le proprie risorse all’estero, sembra proprio che il grandioso copione musicale inaugurato e proseguito in questa stagione, sia destinato a proseguire e a trasformarsi in marcia trionfale. Rudy Garcia sembra aver trovato il…suono giusto per ammaliare gli avversari e per fare emergere  lo spirito guerriero della sua truppa. Ora dovrà dimostrare, al di là delle smentite di rito, che lo scudetto appartiene veramente al Dna della maglia giallorossa.

Le altre inseguitrici comunque non mollano grazie anche a vari aiutini, aiutoni da parte di arbitri forse un po’ troppo condizionabili. Vedi la Juve che, giocando benissimo e chiudendo il Genoa alle corde nel catino infernale dello Juventus Stadium, non aveva di certo bisogno del rigore inesistente, se fallo c’era era fuori dell’area di rigore, che gli ha, diciamo così, facilitato e spianato una tenzone non troppo ardua, nonostante la promettente prestazione di un super Perin che ha parato l’imparabile. Allo stesso modo il Napoli che, dall’alto anche di una superiorità tecnica innegabile, ha comunque potuto “matare” il povero Toro grazie a due rigori di cui uno molto generoso con Glick che, secondo l’arbitro, avrebbe dovuto amputarsi il braccio fino all’altezza del gomito.

L’Inter sabato sera ha potuto giocare a biliardo con il Verona, con le quattro reti frutto di rimbalzi apparentemente fortunosi e casuali ma che sono stati in fondo l’esito di una costante pressione nell’area di rigore avversaria e poco male se il Verona ha segnato per due volte: vincere è bene, stravincere un po’ meno. La Fiorentina intanto fa…Cuadrado e manda dietro la lavagna il povero Giuseppe Sannino, ora in attesa di ferali e fatali notizie da parte della società: chissà che il buon Campedelli non gli getti ancora una treccia dal solito balcone. Nella contesa tra Parma e Milan l’ultimo… Parolo spetta al Parma che con una sassata memorabile manda il diavolo all’inferno e soprattutto mette a nudo i limiti di una squadra che nel suo gioiello principale, Balo in versione angelica, non convince e denota limiti difensivi imbarazzanti e ora al Meazza arrivano Lazio e Fiorentina…

Nelle zone basse della classifica Catania e Sassuolo decidono di non farsi male, il Bologna risale da una classifica che non gli apparteneva se non altro per antico blasone, mentre la Sampdoria operaia di Rossi bissa il successo di una settimana fa annichilendo le ringalluzzite speranze della dea bergamasca. In serata, sull’altra sponda del Tevere, l’ennesima spenta prestazione di una squadra senza attacco, viene all’improvviso ravvivata dal lampo del solito Miro Klose che, subentrato a inizio ripresa, prima segna di capoccia da par suo e poi rimedia il rigore trasformato dal secondo “supereroe” della serata Candreva. Il tedesco veste i panni del salvatore della patria e…della panchina dell’incolpevole Petkovic e riesce in un colpo solo a far cessare i fischi della curva e i fiaschi di una dirigenza che continua a collezionare incredibili errori di gestione. Il gioco comunque continua a latitare e i nuovi acquisti non sembrano avere il peso e l’esperienza per risolvere l’ormai abituale e genetica sterilità e mancanza di peso in attacco. Insomma senza Von Klose lì davanti è buio pesto. Un aiutino nel mercato di riparazione a gennaio è non solo necessario ma oltre modo urgente a meno di non far rimettere i pantaloncini allo stesso direttore sportivo Tare in un’improbabile riedizione campestre dello stesso.

di Roberto Crudelini

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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