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Thohir scalza il feudo Moratti: ora l’Inter è indonesiana

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Si tratta di una storia annunciata, dalla conclusione prevedibile, ma soprattutto inevitabile.

Oggi finisce l’era di una famiglia italiana, quella Moratti, che ha tenuto le redini dell’Inter nei suoi momenti più gloriosi di storia calcistica, nel magico periodo Herrera fu il compianto Angelo Moratti a guidare la squadra, mentre il “triplete” fu opera del figlio Massimo.

Ora lo stesso autore di quel capolavoro che portò nel 2010 l’ultima squadra italiana sul tetto del mondo si arrende all’impossibilità economica di gestire una società di calcio, mantenendone i livelli che le spettano. Il 70% del pacchetto azionario del club neroazzurro è andato nelle mani del gruppo indonesiano capeggiato da Erick Thohir, magnate dell’editoria e della televisione indonesiana.

Ci sono voluti sei mesi di sofferte trattative e 250 milioni di euro per convincere Moratti a lasciare quella che era a tutti gli effetti la sua vita. Ora però Thohir ha dato delle garanzie importanti per il futuro dell’Inter, ci sono una valanga di soldi di mezzo, pronti per essere investiti per la società della Pinetina.

C’è ovviamente chi, come noi, vede in tutto questo non solo un semplice ed inevitabile passaggio di gestione, ma un più ampio fenomeno, ormai incontrollato che, ahinoi demitizza il gioco del calcio, i suoi valori romantici e per certi versi guerreschi. Perché l’amara realtà che si para davanti agli occhi di ciascun idealista è il ruolo ormai dittatoriale assunto dalla logica del denaro e del mercato, vincere è ormai questione di investimenti e di sponsor. E chi dice che anche spendendo molto non si vince afferma una gran menzogna: perché si sa, pur nell’incompetenza, con un grosso capitale si può sparare nel mucchio e a furia di sparare, qualcosa di buono lo si può trovare sempre.

Così questa logica di mercato alimenta l’ignoranza in materia, perché i soldi danno molte più garanzie dell’intelligenza e della competenza. Il calcio ha purtroppo subito la stessa “evoluzione” della società, con la differenza che lo sport dovrebbe rappresentare un momento d’evasione, un luogo in cui ritrovare antichi valori ormai scomparsi dalla vita di tutti i giorni. Invece ora il mondo del pallone fa parte pienamente di quel teatrino di squallide ingiustizie cui la gente viene già sottoposta quotidianamente: dalle squadre finanziate dalle banche con i soldi dei contribuenti europei, passando attraverso lobby mafiose pronte a ricattare i giocatori per truccare le partite, per arrivare alla strategia delle pay Tv di togliere i tifosi dagli stadi per farli sedere sulla poltrona di casa.

Non è il calcio ad essere sbagliato, siamo noi che con la nostra becera mentalità da mercanti senza scrupoli abbiamo stuprato ogni valore al di fuori della logica del guadagno.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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