Home / Altre rubriche / Varie / Maldestri tentativi d’imitazione

Maldestri tentativi d’imitazione

Condividi quest'articolo su -->

Il Pd tenta di copiare gli asinelli Democrats made in USA, ma con risultati fuorvianti e risibili.

Non è la prima volta che il Partito democratico imita in maniera imbarazzante l’omonimo statunitense. A parte il nome, i democratici americani hanno da condividere poco o niente con il partito italiano in questione. Innanzitutto il partito americano è antichissimo e ha costituito, senza mai mutare nome, ma mutando le facce, la storia del paese insieme all’elefantino (i republicans). Non proprio il concetto contingente di politica in Italia, che invece mantiene le medesime facce cercando di ingannare il corpo elettorale mutando di continuo la sigla delle formazioni politiche.

Il Partito democratico nostrano è la risultante di mille correnti, afferenti storicamente al comunismo (i democratici Usa erano in prima linea nello sbatterli in carcere, i suddetti), al socialismo, fino all’inglobamento democristiano della Margherita, per un’eterogeneità che è un guazzabuglio. Forse, e dico forse, Matteo Renzi ha qualcosa, nel suo modo di esplicitare l’ideale politico (liberismo, libera iniziativa privata, riduzione della pressione fiscale ecc.) che si può avvicinare al partito americano, ma sicuramente i modi da spendaccione (da presidente della provincia spese e spandette in maniera inusitata) e lo stipendio di 4000 euro netti e passa mensili, sono punti che l’avvicinano più che altro alla politica nostrana vecchio stile. Renzi però ha un mentore americano, il vecchio Mike Bongiorno, vicino al quale partecipò ad un programma televisivo in qualità di concorrente. Da Mike Renzi ha preso anche la propensione per le gaffes: è fresca quella per la quale, nonostante il suo stipendio, il rampollo democratico non riuscirebbe a risparmiare.

Altri tentativi ridicoli del Pd di affiancarsi come un solerte figliolo ai democratici sono stati i manifesti elogianti Obama nel 2008, non ripetuti con l’ultima vittoria elettorale del presidente Usa; ma anche il  sito internet YOUDEM.TV: palese riferimento al partito che poniamo in raffronto.
Appare un raffazzonamento di pessimo stile quello di paragonare partiti sì dissimili al solo fine di trarre un vantaggio in termini di credibilità e popolarità. I sondaggi rilevavano che il 98% degli europei avrebbero, in questa tornata elettorale, votato per Obama, mentre addirittura le percentuali italiane sarebbero più alte a favore del presidente afroamericano; ma allora come si fa a pretendere di essere la propaggine italiana di una creatura politica e stabile totalmente diversa, anche nel sostegno popolare?

In ordine di tempo, ultimo e ridicolo tentativo è stato quello di cercare di affiancare una popstar italiana alla figura di ogni candidato Pd alle primarie, un po’ ad emulare il sostegno che Obama ha ricevuto da Bruce Springsteen. Vendola è supportato dalla Dandini, la Puppato da Nanni Moretti, Bersani dalla Sandrelli, Renzi da Jovanotti (che si dimostra stranamente moderato, sarà l’età) e Tabacci da Rivera. Questo ultimo caso è emblematico del fatto che, per accodarsi alle iniziative altrui, si possa incorrere in figure un po’ barbine: scegliere un idolo del pallone più famoso di se stessi per essere aiutati nella corsa elettorale rappresenta un evidente passo falso da parte del camaleontico ed antico parlamentare.

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …