Fini: un brand senza alcun valore.
Fli, dato all’1,6% di voti nell’elettorato nazionale, e la soglia di sbarramento della legge elettorale cui vergognosamente ci accingiamo a votare è del 4%, mentre quella del fumosissimo progetto di legge elettorale in sede di trattativa è addirittura del 5%.
Chi scrive non è d’accordo. La democrazia imporrebbe che potesse entrare in parlamento un partito che alla prima tornata elettorale prendesse più di un milione di voti: sarebbe lecito, ma così non è. Un milione di voti corrispondono al 2% circa in una situazione di forte astensionismo, e lo sbarramento butterebbe tutti questi voti nel gabinetto, e anche molti di più, con questi sbarramenti sempre più alti, atti solo a favorire i medesimi gruppi di potere senza permettere a formazioni politiche che si affacciano sulla scena, di calcarla dignitosamente e legittimamente.
Il caso di Fini però è emblematico: nella destra, l’area politica da cui proviene, la sua immagine non solo è scalfita, ma è del tutto compromessa: “il fascismo è il male assoluto” in un paese come il nostro non sono condivise nemmeno da gran parte dell’elettorato di sinistra… Nel centrodestra la sua battaglia per l’immigrazione, le sue battaglie assurde in ambito di bioetica vanno a cozzare con leggi cretine come l’equiparazione delle droghe leggere con quelle pesante. Tra gli affezionati di B. Fini è un nemico. Tra quelli che guardano al sodo, è ben contestabile l’utilizzo improprio e illecito che il presidente della Camera ha fatto del patrimonio del Movimento sociale. Per chi guarda alla politica, costui ha esercitato attività politica fondando un partito e non comportandosi come garante dell’imparzialità nell’aula a sua guida. Un capo di partito presidente della Camera rischia di fare la figura di Bertinotti, che conduceva l’aula come un’assemblea sindacale… Per chi è invece un bacchettone (e nell’elettorato conservatore ve ne sono a josa) trattasi pur sempre di uno che si è messo con una giovane ossigenata ex di Gaucci e a 60 anni ha fatto con questa una figlia. Per chi guarda allo stile, infine, le sue cravatte rosa con nodi larghissimi fanno semplicemente cadere le braccia.
Ecco perché Montezemolo, stilisticamente da sempre impeccabile, il cui potenziale elettorato coincide in parte con quello tradizionale del centrodestra, vuole scaricarlo e sta facendo pressing su Casini per fare ciò. Casini, che rischia di arrivare al 5% (ma non è sicuro), ci sta pensando bene e forse sull’amicizia che lo lega a Fini prevarrà il buonsenso e la volontà di non affossare una creatura politica che lo riporterebbe in parlamento, ancora una volta. Eppure sia Fini, sia Casini bazzicano le Camere da trent’anni… L’idea di Italia Futura montezemoliana sembra passatista fin dal principio.