“É finita come era giusto finisse”.
Lo afferma Raffaele Sollecito all’indomani della sentenza pronunciata dalla V Corte di Cassazione che lo assolve insieme ad Amanda Knox “per non aver commesso il fatto”.
La studentessa americana e l’ingegnere pugliese vennero accusati di aver ucciso la cittadina britannica Meredith Kercher, coinquilina ed amica della Knox.
Il 2 novembre 2008 la ragazza venne barbaramente assassinata in una villetta di Via della Pergola – Perugia che divideva con altre studentesse fra cui la Knox.
Dopo un lungo interrogatorio fatto di luci e ombre, Amanda e Raffaele vengono arrestati. Insieme a lui un ragazzo di origine ivoriana, Rudy Guede che viene immediatamente condannato con rito abbreviato a 16 anni per “concorso in omicidio”.
L’arma del delitto viene individuata dai PM in un coltello sequestrato nella cucina a casa di Sollecito. Le indagini genetiche trovano tracce del DNA di Amanda sulla lama e questo convince l’accusa che l’americana l’abbia usato per uccidere la coinquilina.
L’accusa, inoltre, sostiene che le altre ferite inferte alla Kercher siano opera di Sollecito e di un suo presunto coltellino di cui non si é mai trovato traccia.
I due giovani vengono condannati rispettivamente a 28 e 25 anni. Il processo di appello, però, ribalta la sentenza assolvendo i due imputati. La Knox lascia immediatamente l’Italia lasciando intendere che in caso di futura condanna non tornerà. Nel marzo di due anni fa, la Corte di Cassazione ordina un nuovo giudizio che si chiude qualche giorno fa con l’assoluzione “senza rinvio”.
É finita, il tempo é scaduto.
Dopo otto lunghi anni, Amanda e Raffaele sono liberi, si riprendono le loro vite. La verità se ne va in quella fredda sera di novembre insieme a Mez.
Eppure qualche dubbio ancora rimane……