Bufera di polemiche dopo le ultime asserzioni di Renzi, che prende le distanze dalle dichiarazioni di Napolitano a afferma: “l’atteggiamento dell’indulto è poco serio ed educativo nei confronti dei nostri giovani. Se ogni sette anni si fa un indulto non c’è certezza del diritto”.
“Renzi ragiona in termini propagandistici stile Grillo”, risponde il ministro per lo sviluppo Flavio Zanonato, che lo accusa di cercare solamente consensi, a destra come a sinistra, senza entrare davvero nel merito della questione.
A sette anni dall’ultimo indulto, l’affollamento delle carceri è decisamente peggiorato, nella sola Lombardia ad esempio si stimano più di 14.000 detenuti, dove la capienza regolamentare è di 6.000 (fonte: Ministero della Giustizia).
Qui più che di amnistia, si dovrebbe parlare di amnesia.
I politici favorevoli all’indulto e all’amnistia ci possono cortesemente spiegare le possibili conclusioni del liberare 24 mila detenuti dall’oggi al domani? Sempre che abbiano capito la differenza tra le due cose.
Diamogli una mano: l’amnistia (dal greco dimenticanza) è una causa di estinzione del reato e non si applica ai recidivi (art. 151 Codice Penale), l’indulto estingue solo la pena (Art. 174 Codice Penale).
Signori ma che succede se una mattina preparate troppo tè? Lo versate in altre tazzine o ve le rovesciate per casa?
Urgono provvedimenti seri e non i soliti specchietti per le allodole (all’italiana).
Il Presidente della Repubblica propone di valutare l’indulto e l’amnistia oltre ad indicare alcuni altri elementi fondamentali per una riforma sistematica: l’utilizzo di pene alternative, minore utilizzo di custodia cautelare e maggiore utilizzo della messa in prova, un piano carceri e nuovi edifici.
La grande differenza rispetto il 2006 sta nel fatto che Napolitano questa volta riconosce che l’indulto fece aumentare i reati e dunque auspica a idonee misure di reinserimento dei detenuti.
Questo intervento di rara forza da parte di re Giorgio, si deve alla sentenza della Corte di Strasburgo che invita il governo italiano a rimediare alla situazione carceraria entro il 28 maggio 2014.
“Nessuna polemica contro il Presidente della Repubblica, ma è un modo per prendere sul serio la problematica delle carceri”, ribadisce Renzi, ricordando che quelle del Presidente della Repubblica sono linee guida, non esternazioni vincolanti.
In attesa di una soluzione continueremo a chiederci da che parte stia realmente Renzi, sempre che lo sappia, almeno lui.
Intanto il Governo crei delle soluzioni attuabili e funzionali come finora non è stato capace di fare, altrimenti i maliziosi penseranno che sia il solito leitmotiv, la solita mano tesa a Berlusconi.
Allegra Romana