Home / Altre rubriche / Varie / L’Anonima Sequestri. Il caso “De Megni”

L’Anonima Sequestri. Il caso “De Megni”

Condividi quest'articolo su -->

Tra l?inizio degli anni settanta e la fine degli anni ottanta, l?Italia venne scossa da un fenomeno violento e sconcertante: il sequestro di persona.

La stagione ebbe inizio con il rapimento dello statista Aldo Moro, tragicamente ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978 e toccò l?apice con il sequestro “Casella” durato più di 700 giorni.

Le vittime erano in genere membri di famiglie benestanti: imprenditori, banchieri, industriali del Nord-Italia. I carnefici si inserivano nel contesto della ?ndrangheta calabrese, asserragliata sui punti più alti dell?Aspromonte, e della spietata Anonima Sequestri Sarda.

Un caso che scosse l?opinione pubblica e catturò il vivo interesse dei mass-media fu il sequestro “De Megni” vuoi perché il rapito era un bambino di appena dieci anni vuoi perché il nonno, Augusto De Megni, era un celebre banchiere perugino e potente massone.

Il 03 ottobre del 1990 Augusto venne prelevato dalla villa di famiglia, alle porte di Perugia, dove si trovava solo con il padre, Dino.

Fu portato in una grotta nei pressi di Volterra, dove vi rimase per 110 giorni. Dopo più di un mese, l?Anonima Sequestri si fece viva chiedendo un riscatto di 20 miliardi di lire.

I De Megni sono una famiglia importante, i sequestratori  lo sanno bene.  Il nonno possiede il “Banco De Megni” poi divenuto “Banco di Perugia” e ceduto ad un grosso gruppo bancario nazionale. E? un importante massone, responsabile nazionale di un rito massonico, Gran Maestro del Rito Scozzese. Augusto De Megni ha amicizie importanti: diplomatici, capi di stato. E? così che inizia a ordire la tela per la liberazione del nipote che porta il suo stesso nome. Augusto De Megni Senior diventa il reale protagonista di un sequestro ignobile che vede in campo, oltre a lui, i sequestratori e lo Stato.

E? proprio in quell?anno, per mettere un freno alla pratica barbara del sequestro, che il Governo approva il Decreto d?emergenza per il sequestro preventivo dei beni delle famiglie dei rapiti. Si tratta del Decreto Legislativo n. 8, del 15 gennaio 191 convertito con la Legge n. 82 del 15 marzo del 1991 che viene comunemente indicata come la legge del blocco dei beni nella disponibilità del sequestrato o del suo nucleo familiare.

Augusto De Megni tenta un ricorso ma invano; ora la famiglia ha le mani legate.

Poi arriva una soffiata; una zona nei pressi di Volterra in mano a pastori sardi. Dopo 113 giorni di prigionia, i NOCS sferrano l?assalto: duecento agenti circondano Poggio La Rocca.

E? Graziano Delogu, un pastore sardo fermato due mesi prima nel viterbese, a sciogliere il nodo cruciale a cui è attaccata la vita del piccolo Augusto.

Il bambino viene trovato in una grotta coperta da una fitta boscaglia. Il suo carceriere, Antonio Staffa, si arrende. Augusto è salvo.

Nei giorni successivi, quando la stampa e l?Italia intera si stringe intorno ad un bambino di appena 10 anni, Augusto rivela che proprio Antonio Staffa ha avuto pietà di lui, si è inginocchiato di fronte ai suoi complici scongiurandoli di non tagliare l?orecchio alla vittima. Antonio è “quello buono” come lo definirà Augusto, a cui la Giustizia abbona dieci anni proprio per aver tutelato la vittima. Augusto, fragile e coraggioso, che non piange mai, sviluppa la “Sindrome di Stoccolma“, anomalo attaccamento affettivo a chi lo ha tenuto così a lungo separato dalla sua famiglia e da cui è dipesa la sua vita per quei lunghi 113 giorni.

Augusto oggi ha 33 anni, è un bel ragazzone, alto, sportivo (ha giocato calcio professionistico per diversi anni) e molti lo ricorderanno come il vincitore della sesta edizione del reality “Grande Fratello“. Aveva espresso il desiderio di parteciparvi a Gianni Minoli, durante una puntata de “La Storia siamo noi”.

Qualche mese dopo Augusto entra nella casa, prigioniero di telecamere, specchi, coinquilini più o meno gradevoli. Di nuovo la sua libertà è limitata, non sa che ore sono, cosa avviene nel mondo ” di fuori”.

Numerose sono state le critiche piovute sulla sua esperienza televisiva, sul possibile sfruttamento della sua vicenda per diventare un personaggio famoso.

Noi dubitiamo che sia stato così; prima di entrare nella celebre casa, Augusto De Megni, suo malgrado, famoso già lo era.

di Ilaria Riggio Lopane

Condividi quest'articolo su -->

Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …