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La Cina è vicina; no… è già qui

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Palermo ? In questi anni abbiamo assistito nelle nostre città, ad un?escalation di saracinesche chiuse, di esercizi commerciali, anche famosi, che dall’oggi al domani sono scomparsi.

In tutto questo marasma di crisi economica, le cui cause sono così tante che ci vorrebbe un trattato per descriverle, la realtà commerciale assurgente è sicuramente quella cinese.

Cinese per molti significa prodotti di dubbia qualità e di tanto meno sicura provenienza, significa anche imitazioni.

Ma chi è stato l?artefice della crescita cinese, quali sono i motivi che spingono un?economia così lontana dalla nostra realtà, per cultura e stili di vita, a diventare così presente nel territorio urbano delle nostre città.

La Cina sino al dopoguerra è stata una nazione assopita come il gigante di certe favole. Il suo risveglio, politico ed economico è avvenuto dal dopoguerra ad oggi. E’ passata dal libretto rosso di Mao, all’economia capitalista di scala.

I suoi governanti, una stretta cerchia di nobili poco democratici, hanno avuto il “merito” di far transitare l?economia cinese, dalla fame più profonda, alla possibilità di una tazza di riso per tutti.

Sono riusciti a sfamare un popolo di circa 1,4 miliardi di abitanti.

Lo hanno fatto, anche, infiggendo un atroce controllo delle nascite, il secondo figlio non era concesso, non mettendo limiti al periodo per praticare l?aborto e costringendo le donne cinesi ad allontanarsi dal luogo di residenza per partorire in altre città. Sembra assurdo, ma è vero.

I governanti cinesi hanno avuto il “coraggio e l?intelligenza” di capire che la prossima guerra sarebbe stata quella dell?economia mondiale, per il controllo dei mercati. Si sono lanciati in acquisti massicci di derrate, ma anche di fabbriche e di intere catene di montaggio.

Così mentre le industrie europee, le italiane, erano impegnate a modernizzare le linee di produzione, per adeguarle agli standard europei e alle norme di sicurezza che esse richiedevano, i cinesi compravano tutto ciò che gli europei dismettevano.Hanno quindi comprato quasi tutto;  le industrie tessili di Prato, le linee di montaggio della Piaggio e della Fiat; perché lo Stato cinese finanziava gli acquisti dei cinesi nel mondo. Oggi producono capi che si fregiano del tagliando made in Italy, a prezzi incredibili rispetto al nostro, made in Italy.

Quando giro per la mia città, Palermo, vedo lo squallore delle saracinesche chiuse, gli affittasi o vendesi, e vedo anche le lanterne rosse dei negozi cinesi.

Ieri mentre percorrevo Via Roma, ho notato un cartello pubblicitario, scritto in cinese.

Bene, mi sono detto, la Cina non è vicina, la Cina è già qui tra noi.

Giuseppe Morello

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Di Redazione Elzeviro.eu

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