Il figlio del buio
Vasile Flavio
? 10,00
2013, 278 p., brossura
Echos (collana Giallo & nero)
Chi scrive a volte vuole godersi il piacere di inventare dei personaggi, metterli in un contesto e vedere come andranno a finire gli eventi. Perché, per certi versi, l?autore stesso è un lettore, forse solo un lettore che legge in anteprima assoluta. E così finisce che colui che scrive si affezioni ai propri stessi personaggi e voglia seguirli pubblicazione dopo pubblicazione.
Il figlio del buio di Flavio Vasile, edito da Echos Edizioni, si pone come il seguito ideale de L?eredità del male già recensito su queste pagine. Ma il lettore non deve temere: non è obbligato ad acquistare il precedente volume, dacché quest?opera nasce come fruibile anche per chi non conoscesse le vicende precedenti.
Il figlio del buio è un thriller ambientato nel secondo dopoguerra. Hans Bauer, ex poliziotto di Monaco, e Max Von Malver ricercatore ossessionato dal Nazismo, avversari dai tempi della guerra, cercano entrambi Karl, figlio di Hans, rapito da Max per i suoi esperimenti nel campo di concentramento di Auschwitz che conduce insieme al dottor Josef Mengele. Dopo l?arrivo dei Sovietici Karl viene trovato come unico sopravvissuto e affidato ad una madre italiana che gli darà il nome di Davide. Tra omicidi seriali a scopo scientifico di giovani ragazze bionde e il passato rimosso di Karl-Davide, l?azione procede sempre più avvincente a giungere all?epilogo.
Data anche l?esperienza dell?autore nell?ambito teatrale, la narrazione oscilla tra il dialogico, quindi molti scambi di battute tra i personaggi che permette al lettore di capire di più il loro carattere; e l?azione vista con un taglio cinematografico, che si ripercuote anche sulla caratterizzazione dei vari personaggi. Al lettore parrà di trovarsi di fronte ad un film, il che renderà la lettura assolutamente scorrevole e metterà in atto il meccanismo “ancora un?altra pagina”.
L?autore cerca anche di fornire al lettore un affresco della situazione post-bellica. Da una parte troviamo che quasi tutti i personaggi, principali e non, hanno subito delle perdite. Le assenze pesano ancora nella vita di queste persone e per loro non è facile riuscire a lasciarsi alle spalle quanto accaduto superando il rancore. Da un altro lato l?autore affronta in maniera generale la nascita dei movimenti neonazisti ipotizzando persino per bocca di un suo personaggio che la continuità con le estreme storiche non sia mai venuta davvero meno. Inoltre non vengono approfonditi certi personaggi come “l?uomo di Bonn” che diventano un simbolo negativo da denunciare, come spiega in una nota al termine del libro: «è un personaggio inventato […] rappresenta l?archetipo di colui che manovra gli altri nell?ombra, senza nome, senza volto, senza conoscenza».
Il figlio del buio è un romanzo con una trama avvincente che offre inoltre degli spunti per approfondire lati della Storia più oscuri e nascosti. Non manca però un intento critico verso la natura umana: l?opera è pervasa da un pessimismo di fondo, ma potrebbe anche essere solo uno schietto realismo, che verrà a galla verso l?epilogo.
Luca V. Calcagno