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Tasse: è soprattutto la Sanità a farle impennare

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Senza aumenti di tasse locali già nel 2011, 16 regioni su 20 avrebbero avuto un deficit i propri bilanci sanitari. E nonostante l?aumento quasi incontrollato dell?Irpef, per i fornitori ancora vi sono 40 miliardi di pagamenti arretrati da riscuotere.

Monti non è (ancora) un politico e quando ha recentemente detto che la Sanità pubblica è ormai insostenibile, ha innescato leciti meccanismi difensivi nella cittadinanza. In realtà però, la sanità pubblica, per come è ora, è in realtà insostenibile. Chi era stato chiamato al soglio governativo per fare una riforma del sistema degna di questo nome, però, ha fallito, nonostante i vacui richiami del Quirinale (che ricordano vagamente la vacuità dei richiami a riformare il Porcellum).
Uno dei diritti costituzionali sanciti dal nostro paese è proprio la Sanità. Ma anche che lo Stato non si rivolga con un comportamento vessatorio ai suoi cittadini; e l?uno diritto è collegato all?altro poiché è proprio la Sanità pubblica nazionale a far crescere le tasse in maniera incontrollata. Ed incontrollabile finché non sarà posto un freno con una riforma emergenziale che vada a risolvere ancorché parzialmente il problema, pur anche considerando che data l?urgenza possa essere rischioso sovvertire completamente il sistema sanitario. Ma sono le contingenze economiche attuali a determinare tale necessità di riforma sanitaria, urgente e necessaria.
Senza aumenti di tasse locali già nel 2011, 16 regioni su 20 avrebbero avuto un deficit i propri bilanci sanitari. E nonostante l?aumento quasi incontrollato dell?Irpef, per i fornitori ancora vi sono
40 miliardi di pagamenti arretrati da riscuotere.
Prima di andare a frugare nelle tasche del contribuente con nuovi innalzamenti di tasse locali avrebbero chiuso il bilancio con leggeri attivi solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo. Tutte le altre regioni sarebbero andate in rosso nel bilancio sanitario, che è uno dei bilanci più importanti che vanno incurvare la spesa pubblica regionale. Il disavanzo maggiore al netto delle tasse locali lo avrebbe avuto il Lazio con ben 815 milioni, seguito vergognosamente dalla Sardegnacon 283 milioni (un milione e mezzo di abitanti) e il Piemonte con 260.
Poi, con gli aumenti delle addizionali Irpef e di balzelli locali vari i bilanci sono tornati magicamente in attivo per la maggior parte delle 16 regioni non virtuose, ad eccezione delle regioni Sardegna, Molise, Campania e Calabria, i cui bilanci sanitari restano in rosso.
Tuttavia alfine, per pareggiarei conti, le Regioni in rosso hanno scosso le giacche e rigirato le tasche dei cittadini con aumenti di tributi locali e addizionali Irpef pari a 2,2 miliardi di euro nel 2011. Solo il Lazio ha fatto ricorso alla leva fiscale per 792 milioni.
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Di Redazione Elzeviro.eu

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